La tempesta perfetta giunge inattesa ed indesiderata, senza avvisaglie. Alle 16:00 stavamo giocando in giardino sotto il sole, alle 16:05 eravamo barricati in casa attendendoci il peggio. Non abbiamo nemmeno fatto in tempo a chiudere tutte le finestre, le 2 lasciate aperte hanno consentito alla grandine di perforarci le saracinesche. Bambino e MDM (Mia Dolce Metà) abbastanza terrorizzati, io ho tentato di portare un po’ di serenità coinvolgendo il piccolo nella ricerca delle pile e delle candele dato che il black out è stato pressoché istantaneo.
5 minuti di fortunale (i giornali nei giorni successivi parleranno di tromba d’aria) e poi il silenzio più totale che inizia piano piano ad essere interrotto dalle sirene lontane dei Vigili del Fuoco e delle ambulanze.
Alle 16:15 eravamo nuovamente in giardino. Un quasi ex-giardino. Foglie e rami ovunque, piante rovinate e sradicate, vasi volati letteralmente via. Non male come spettacolo. Dopo alcuni scambi di opinioni con i vicini di casa, e dopo aver constatato sommariamente la sostanza dei danni, ci siamo tutti armati di rastrello ed abbiamo iniziato a raccogliere i resti delle piante formando cumuli su cumuli in pochi minuti.
Ecco tuttavia che il nostro animo di famiglia sensibile ci porta a fermarci dal lavoro di rastrellamento per il ritrovamento del corpo di una tortora, morta. Immediatamente pensiamo alla 2 famiglie di merli che trovano dimora nel nostro giardino, e la ricerca porta all’amaro ritrovamento di una merla anch’essa morta a causa anche lei della grandinata oppure perché colpita da qualche ramo vagante.
A pochi metri da noi una scena surreale. Il merlo maschio è fermo immobile (sembrava impagliato) completamente inzuppato di pioggia e il suo essere in vita era testimoniato dal saltuario battere delle palpebre. Era terrorizzato, e con una maggiore attenzione ho visto che la sua respirazione era velocissima, con il petto che praticamente sussultava. Il merlo è rimasto in quella posizione almeno per 30 minuti, nessuno di noi si è avvicinato a lui, per un profondo rispetto verso il suo stato di evidente difficoltà.
Abbiamo continuato a rastrellare foglie e rami finché sotto un cumulo di grandine non ho trovato il corpo di un passero. Pensavo fosse morto, invece dopo alcuni istanti ho notato che respirava. Piccolo anche se non appena nato, stava per morire anche lui a causa della calamità appena trascorsa. Con leggerezza l’ho preso e l’ho coricato su un nido caduto dagli alberi (forse proprio il suo) che si trovava ad un paio di metri dal luogo del suo ritrovamento. Che fare?
Il piccolo passerotto, subito battezzato Fritz, è stato dapprima messo al sole in modo da asciugarsi e riprendere temperatura. Adagiato sul nido ha iniziato a tremare visibilmente, a causa della paura ma principalmente a causa del freddo. Poi abbiamo preparato, in mancanza di alternative, una pappetta a base di acqua e zucchero che gli abbiamo somministrato tramite un cotton-fioc verso il quale lui tendeva il piccolo becco. Le speranza di sopravvivenza, a mio parere, erano minime, diciamo il 10% o forse anche meno. Dopo essersi asciugato (nel frattempo le operazioni di pulizia erano riprese con vigoria) ho tuttavia notato che il suo aspetto era migliorato, e teneva gli occhi aperti con maggiore facilità.
Abbiamo allora iniziato a pensare ad un piano di recupero per Fritz fintantoché non fosse migliorato oppure fino al momento che ci avesse lasciato per il paradiso dei passerotti.
Dopo una nottata in terrazza, lontano dalle fauci dei gatti dei vicini, il giorno seguente è continuata la terapia di acqua e zucchero alternata anche ad acqua semplice, con la quale lui con difficoltà si dissetava.
Il terzo giorno di ricovero sono accadute due cose fondamentali:
1) Fritz ha aperto le ali e si è alzato sulle zampine (io temevo all’inizio che una fosse spezzata) dando testimonianza di un buon miglioramento di salute
2) Alcuni passerotti adulti si erano riuniti, non sapendo di essere osservati, proprio sul luogo di ritrovamento di Fritz, quasi lo stessero cercando
Ho capito che era il momento: abbiamo portato fuori Fritz, con l’idea di adagiare il nido sul quale lui si trovava da 3 giorni proprio in prossimità del luogo di ritrovo dei passeri. Ed ecco una grande sorpresa: mentre lo portiamo fuori Fritz sente il cinguettio dei passeri appollaiati sui rami, ed inizia ad animarsi, a battere le alucce ed a dimensarsi.
Adagiamo il nido per terra e lui si gira e cinguetta verso di noi come per ringraziarci.
Una lacrima mi scende sul viso.
Poi ci nascondiamo.
I passeri dopo alcuni minuti si avvicinano al nido, Fritz cinguetta e vola via con loro.

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