Onicofagia. Parte 1 su 2: le cause

Io non mi mangio le unghie, io me le scortico.
Per cui il termine ‘onicofagia’ rende l’idea ma non riflette correttamente la mia situazione.
Mai mi mangerei le unghie, perché non credo sia una cosa salutare, anche se al dire il vero non credo nemmeno sia salutare grattarsele fino a farsi venire fuori sangue. A volte utilizzo i denti per togliere (anzi: strappare) le puntine d’unghia rimaste al loro posto, ma poi con mestiere ed educazione deposito questa scaglietta nel cestino più vicino o nel water, senza farmi vedere.
C’è chi fuma, chi mastica chewing-gum, chi si mette le dita nel naso, chi bestemmia, io invece sfogo il nervosismo nella scorticatura delle unghie. E’ un comportamento incoscio, nel 90% dei casi non mi accorgo di ciò che sto facendo dato che scatta in automatico un dannato atteggiamento al limite dell’autolesionismo.
Da quando ho questo ‘vizio’? Da sempre. A mia memoria è un comportamento che ho sempre avuto, e che non riesco in alcun modo a vincere. E purtroppo secondo me la colpa del suo insorgere è attribuibile ai genitori.
Bisognava che sin da piccolo al minimo accenno di scorticatura venissi richiamato o schiaffeggiato sulla mano; io penso infatti che certi atteggiamenti o si bloccano da piccoli, oppure poi è difficilissimo riuscire a vincerli.
Ma la colpa non è solo sul mancato controllo, ma anche sulla insorgenza di questo comportamento. Perché un bambino, poi ragazzo, deve iniziare a scorticarsi le unghie? E’ come al solito tutto riferibile alla psiche. Nervosismo e paure anche inconscie hanno sempre accompagnato la mia esistenza, trovando sfogo nei modi più disparati, di cui l’onicofagia è solo uno dei tanti. L’iperprotettività materna, unita ad una mia debolezza strutturale fisica ed emotiva (mai capita o nemmeno intuita da parte dei miei genitori), mi hanno portato in giovane età a sviluppare comportamenti ossessivi e nevrotici, poi sfociati negli anni seguenti in tachicardia, crisi di panico, bruxismo, sindrome da soffocamento, psoriasi. Avrei dovuto essere capito ed aiutato da piccolo, ormai superati per benino i 40 credo sia troppo tardi.
Questo è il mio rammarico maggiore: essermi trovato ad essere incompreso sin da piccolo, vaso di cristallo bello ma delicato, fragile emotivamente e sostanzialmente troppo accudito ma poco capito.
Troppo accudito ma poco capito: sintesi perfetta della mia età scolare.

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Voi non avete idea di quante volte io mi sia riconosciuto in questo bambino

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