Ogni volta che passo dalle sue parti lo vado a trovare. Peccato che stiamo a grande distanza e che dunque questo possa capitare non più di una o al massimo due volte all’anno.
Quando lo conobbi, circa 15 anni fa, lui era 25enne ed io di cinque anni più vecchio. Mi disse subito: “Guarda che morirò presto, io lo so, me lo hanno detto i dottori”.
In effetti era malato, ma solo nel fisico. Era un allegrissimo ragazzo, amante della vita, della musica funky e della gnocca. Aveva sempre donne belle a suo fianco, nonostante talvolta lui si muovesse con il bastone ed avesse il corpo martoriato dalle operazioni e dall’uso di medicinali cortisonici.
Di famiglia ricca, si poteva permettere dei party di una bellezza unica. Mitiche le serate a casa sua, con il giardino addobbato da torce, la piscina con le candele galleggianti, la musica, l’aria profumata, e belle ragazze ovunque. Eravamo in confidenza, e lui mi prendeva amabilmente per il culo. Intelligente e capace, era un piacere stare al suo fianco. Fu lui a farmi conoscere ed apprezzare un genere musicale che credevo agli antipodi dai miei gusti, ossia il funky. Ma anche il jazz, tant’è che andai a vedere con lui Pat Metheny in una serata condita da vento e pioggia.
Ricordo ancora, rammaricandomene, di quando un sabato mattina non risposi ad una sua chiamata al cellulare, nonostante avessi riconosciuto il suo numero. Era un periodo in cui mi chiamava spesso, e quella mattina non avevo voglia di parlargli. Non ricordo esattamente il motivo per cui non gli risposi, sono passati tanti anni, fatto sta che persi la telefonata e poi non lo richiamai. Mai più.
Eddy morì pochissimi giorni dopo, aveva 30 anni, ed io piansi per aver perso un amico. Piansi per la sua sfortuna. Piansi per non aver risposto a quella telefonata.
Ancora oggi penso alla sua allegria contagiosa, alle sue amabili prese per il culo, alle sue sfuriate per essere ghettizzato al lavoro, alle sue confidenze in fatto di donne e di problemi familiari; ma penso anche a quella telefonata rifiutata.
Così quando passo per il suo paesello mi fermo al cimitero per portargli il mio saluto, così come mi è capitato ieri.
Gli chiedo ancora scusa per quella volta, ma ormai sono pressoché certo che mi abbia perdonato.