Colonscopia

Cosa c’è di più bello che tornare dalle vacanze e dover affrontare subito una bella colonscopia?
Avete presente? Quell’esame invasivo per cui ti infilano proprio LI’ uno srumento che ti risale per l’intestino per individuare se hai qualche problema.
Ed io qualche problema in effetti l’ho avuto in aprile, con un caso di sanguinamento da emorroidi.

“La sedazione la facciamo oppure no?” mi chiede l’assistente “e se la facciamo, vuole una anestesia media oppure una totale?”
“Facciamo totale e non se ne parli più” la mia risposta.
Poi una risma di fogli da firmare, dove in parole povere c’è scritto che se non ti risvegli più dalla anestesia sono cavoli tuoi, se per errore ti perforano l’intestino è solo perché sei sfortunato, e se ti trovano qualcosa possono decidere di prelevartelo per l’esame istologico.
Alcuni autografi e via! verso l’endoscopista di turno, bello contento di vedere il tuo intestino (tutto bello ripulito dagli ettolitri di liquido purgante bevuto la sera prima e la mattina stessa – quante corse in cesso!).

Piccola flebo, mi sento un po’ così, con gli occhi semichiusi individuo una infermiera a le chiedo con lucidità:
“L’esame quando me lo fate?”
“E’ già finito da 40 minuti, appena si risveglia del tutto si riveste e poi si rialza in piedi per andare a casa”.
Ohibò!
E, prodigio della tecnica, l’esito me lo danno immediatamente, con tanto di foto del mio bell’intestino bianco e pulito: una leggera forma di diverticolite, nient’altro, nessuna traccia di emorroidi, che restano dunque un caso isolato dovuto al fato.
Mi ricongiungo con mio padre, che mi aveva accompgagnato, il quale mi fa salire in auto e mi riporta a casa.