Le notizie tragiche che spesso vediamo al telegiornale ci possono coinvolgere fino ad un certo punto, perché la lontananza fisica ce le rende distanti e la nostra vita continua comunque senza troppi problemi.
20 anni fa un evento tragico ha sconvolto letteralmente il piccolo paese dove abitavo, ponendo l’intera comunità al centro dell’attenzione mediatica nazionale.
La sorelle Diana e Silvia le conoscevo di vista, non erano tecnicamente mie amiche, però si conoscevano abbastanza bene con mio fratello per motivi di età. Tuttavia le vedevo spesso, specialmente la domenica in chiesa o comunque durante le attività parrocchiali.
Diana e Silvia, insieme all’amica Tamara, incontrarono 20 anni fa nella Maiella quella persona che determinò il loro destino.
Silvia, pur gravemente ferita, riuscì a salvarsi. La sorella Diana e l’amica Tamara trovarono la morte, gettando nella disperazione due famiglie e l’intera comunità.
Per almeno due settimane il mio paese, la mia strada, la mia piazza, la mia chiesa vennero invase da telecamere e taccuini, da microfoni e da macchine fotografiche. E dal dolore.
Il parroco di allora svolse un importantissimo compito, per stare accanto alle famiglie colpite dal lutto, e per proteggere la comunità dall’invasione dei mass media nazionali.
Oggi volevo ricordare Diana e Tamara, e dirvi che la stessa disperazione che trapassa lo schermo televisivo a volte la incontri dietro casa tua.
Mi ricordo quella tragedia. Certo,c’è gente che finché non capita a loro restano indifferenti al dolore degli altri e se possono filmano col telefonino!
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Da noi è un dolore ancora molto grande. Quando vado in cimitero da mia madre, spesso passo a salutare anche le ragazze.
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Lo immagino. Tu sei una delle rare persone empatiche e sensibili
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Non sempre è un bene essere sensibili.
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Lo so,però è un gran pregio
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direi che nella maggioranza dei casi è un male
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Sulmo tibi patria est?
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No, io sono di Padova. E infatti le ragazze sono/erano padovane come me. Ho ‘linkato’ alla pagina di Sulmona solo perché ho trovato un articolo on-line che ricordava l’accaduto.
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Ah, ecco. Purtroppo ricordavo anche io il fatto…
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Ricordo, credo di comprendere la situazione.
Grazie per il post.
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Grazie a te, ciao
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Il giornalismo del dolore lo detesto con tutto quell’inutile ripetere concetti e domande e a cercare lo scoop a tutti costi mettendo il microfono davanti qualcuno che in quel momento a stento vede la propria ombra.dovesse capitare a me, non escludo di poter compiere un gesto folle magari armato di pala…
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Infatti noi ci tenemmo lontani da microfoni, taccuini e telecamere, ma qualcuno in paese non riuscì a farne a meno…
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E stanno anche loro, opinionisti e protagonisti de noartri sempre pronti a cogliere l’occasione…
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A me fa arrabbiare da matti, è come se l’essere giornalisti sia una ossessiva ricerca animale delle lacrime, delle storie pietose, del male…
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Vero, da una parte c’è questo e dall’altra parte gente che a quanto pare se ne nutre. Qualche giorno fa ho visto uno di quei film che si direbbero demenziali, Omicidio all’italiana, di MaccioCapatonda. Ci volevo quasi fare un post! Beh, nel film ironizzava anche su questo prendendo a pretesto un omicidio avvenuto in un paesino sperduto in cui all’improvviso piombava tutta la troupe di una trasmissione (chi l’ha acciso?) e il paese rinasceva grazie ai turisti interessati a farsi un selfie dove era avvenuto l’omicidio. Ecco…la cronaca ormai supera di gran lunga la finzione…ed uno si domanda se è il film ad essere demenziale o la realtà…
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Purtroppo hai ragione… e basta pensare a tutti quei paesini in cui la cronaca ha trovato la sua sede… ormai sono noti soltanto per i fatti oscuri che vi sono avvenuti, “il delitto di”, “l’omicidio di”..
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Si, è esattamente su questo che ironizzava quel film.E’ stata citata rete 4 (forse non era qui ma sul mio post…va beh è lo stesso) ma se solo pensiamo a quante ore di trasmissione ci fa uno viscido come Vespa ad ogni evento nefasto del genere mi parte l’embolo…
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Io cerco sempre di non pensarci, altrimenti non mi parte solo l’embolo ma il televisore fuori dalla finestra…
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E ci provo anch’io!
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Hai ragione, ci tocca maggiormente un evento tragico vicino a noi , che non uno tsunami agli antipodi….
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In effetti in questi giorni stiamo piangendo le vittime degli attentati firmati ISIS, ma un po’ dimentichiamo le migliaia di vittime africane dovute alle colate di fango.
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Mamma mia come si fa in fretta a dimenticare. Invece come hai fatto tu non dovremmo farlo. Mai.
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Impossibile dimenticare: le famiglie abitano ancora lì, vedo spesso i genitori delle ragazze, in cimitero la tomba è sempre piena di fiori.
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Hai proprio ragione. La lontananza attenua il dolore. Ma tutto può essere dietro l’angolo ^.*
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La nostra comunità non dimentica quanto accadde 20 anni fa, e (per chi può) è stata organizzata una gita in Abruzzo sul luogo del duplice omicidio per pregare insieme e ricordare le povere ragazze. Il Parco della Maiella, comunque, deve essere bellissimo. Ciao Anto.
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Immagino che chi lo abbia vissuto non dimentichi! Ed è importante ricordare con questi incontri…. buona giornata a te mio caro
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Oh che tristezza 😥
Anche la mia comunità anni fa fu sconvolta da una tragedia, dopo giorni di ricerche su di una famiglia sparita, l’epilogo fu che il marito ammazzò i genitori, la moglie e la figlioletta perchè si era invaghito di una ragazza russa, e gettò tutti nel pozzo…la notizia ai tg però si concluse lì, sò che la casa divenne luogo di pellegrinaggio horror
Non ho saputo più nulla di quel bastardo, spero che veramente marcisca in galera
Fino a qualche tempo fa quando mi recavo al cimitero dai nonni mi soffermavo sulla tomba del padre, il resto della famiglia lo hanno seppellito da altra parte , ora non lo vedo più, probabilmente è scaduto il tempo dell’interramento ed avranno spostato le sue ossa da qualche altra parte…
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Mi spiace per la tua storia, l’Italia purtroppo ricorda moltissime vittime di violenza di questo tipo.
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E’ così, quando chi è coinvolto non è uno tra tanti, ma qualcuno di conosciuto, la reazione è diversa e ben più difficile da gestire
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Ricordo ancora bene quei giorni, e lo sgomento nell’apprendere la notizia. Tutto così irreale.
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Io ho vissuto a Novi Ligure e ho conosciuto personalmente Erica e la sua famiglia. Ci frequentavamo, anche i ragazzi. Quando è successo siamo rimasti sconvolti per settimane
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Questa cosa mi turba parecchio, Paola, dato che qui non si tratta solo di vittime, ma anche di chi ha commesso un grave crimine. Credo che questo aspetto destabilizzi parecchio, essere sconvolti credo sia il minimo. Davvero mi spiace èer questa tua esperienza, mi spiace anche avertela fatta riemergere.
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Tranquillo, a suo modo è qualcosa sempre a galla, ormai ahimè metabolizzato. Per fortuna la nostra natura ci aiuta a difenderci e a trovare un angolo dove sistemare qualunque cosa. Nello specifico, mantengo una sconfinata ammirazione per il papà che, nonostante abbia perso moglie e figlio, è rimasto sempre accanto alla figlia, l’ha protetta dalla curiosità mediatica.
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Io però non lo capisco: come può ancora voler bene una figlia che ha compiuto ciò che tutti noi sappiamo?
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Proprio perchè non lo capisco, lo ammiro
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Credo che certi eventi tragici non possano essere dimenticati, inevitabilmente lasciano qualcosa, prima dolore intenso, poi ricordi dolorosi, ma il dolore difficilmente si spegne…
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Vedo spesso i genitori di una di quelle ragazze, e mi domando come si possa vivere con un dolore nel cuore così grande. Certo, la vita continua, l’altra figlia (quella sopravvissuta) si è sposata, ha figli, chissà se il diventare nonni ha in parte riemarginato quella ferita.
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Anch’io me lo chiedo, ma forse sono processi che non possiamo capire… l’altra figlia è stata forte, coraggiosa, merita di essersi ricostruita una parte di vita 🙂
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L’altra figlia ha cambiato radicalmente vita: prima è partita come volontaria in Sud America per alcuni anni, per portare come ‘suora laica’ aiuti alle popolazioni andine. Poi è tornata in Italia, si è sposata e ha avuto figli. E’ sempre stata una bravissima ragazza.
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Ammirevole e bravissima ragazza, da come la descrivi :))
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Accidenti, quanto è vero.
P.S.: era destino che ci incontrassimo, se hai abitato a Sulmona ed ora sei in Veneto.
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No GR, mi spiace, non ho abitato a Sulmona. Ho solo utilizzato un link che mi permettesse il richiamo dell’accaduto.
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E com’è che conoscevi il fatto?
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Si trattava delle mie vicine di casa
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mi ricordavo di averlo letto , atroce , come tantissime delle storie brutte di questo pianeta un abbraccio , però il parco della Majella è bellissimo
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Mi spiace avertelo ricordato.
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