Ho fatto un tatuaggio. Post 1 di 3: perché?

Un’idea che è sempre stata lontanissima dai miei pensieri è quella di farmi un giorno un tatuaggio.
Da ragazzo non andavano di moda e non c’era nessuno, che io conoscessi di persona, che se ne fosse mai fatto uno.
Da “grande” hanno iniziato a diffondersi, ma io non solo non ho mai neppure lontanamente pensato di tatuarmi, ma addirittura ritenevo poco edificante e artisticamente “brutto” un corpo tatuato, anche in minima parte.
La mia “logica” e la mia “razionalità”, mi hanno sempre tenuto a debita distanza dai tatuatori, ritenendo il tatuaggio inutile, di cattivo gusto, ed in generale una pessima idea.

Perché tatuarsi?

In questi anni sto iniziando ad infrangere alcune regole che mi sono sempre auto-imposto.
Una vacanza on-the-road non pianificata in ogni minimo dettaglio, mandare qualcuno a fare in culo senza preoccuparsi delle conseguenze, un acquisto compulsivo, ascoltare almeno un po’ il richiamo del proibito, fregarsene di alcune cose che in passato mi avrebbero solo reso nervoso, essere un po’ più impulsivo e meno programmatore.
Ho capito che tutto ciò non significa declinare dai miei valori e non significa tradire me stesso.
Significa solo vivere esperienze che, forse, almeno una volta nella vita vanno provate.

Ma allora: perché un tatuaggio a 50 anni?

Molti di voi lettori ne avranno uno, o più d’uno. Ognuno di voi avrà certamente avuto i suoi motivi per essersi tatuato.
Io perché l’ho fatto? Perché ho compiuto una azione di cui mi porterò le conseguenze per tutta la vita?
La prima risposta, abbastanza scontata ed ovvia è: “perché di sì”.
Ma forse il vero motivo è che ho voluto, tramite esso, rafforzare la mia personalità, dire a me stesso “io posso” ed “io voglio”, diventare un po’ più protagonista, e meno comprimario.
Tutto con un tatuaggio, che mi terrò per sempre.
Ed ogni volta che lo guarderò dirò a me stesso “io sono io“.