Quand’ero ragazzo ero solito giocare con i miei amici non solo al campo di calcio, ma anche “per strada”.
Il quartiere era tranquillo, passavano un’auto o un motorino ogni tanto, ed a noi bastava spostarci per farli passare.
Giocavamo a pallone, oppure a rincorrerci, oppure giravamo in bici, o semplicemente cazzeggiavamo per il quartiere per far passare il tempo.
Quanti anni sono passati?
Tanti. 30-35-40.
Il quartiere è sempre lo stesso, mio papà abita ancora lì, di auto ne circolano sempre poche, ma di ragazzi in giro non se ne vede mai neppure uno.
E non dipende dal Covid.
E’ cambiato il modo di giocare e di stare in compagnia tra amici.
La scuola dura a tempo prolungato o a tempo pieno, non solo la mattina come ai miei tempi, ed i pomeriggi liberi sono sempre più rari.
Inoltre i ragazzi giocano molto in modo individuale (con il cellulare o con altri dispositivi), le forme di aggregazione sono limitate ai centri sportivi o al massimo ai centri parrocchiali, e comitive di amici non se ne vedono praticamente mai.
Quando dico “era meglio prima” lo dico a ragion veduta.
cresciuto in un quartiere popoloso le cui strade erano pericolose per via del traffico e delle bande, giocavo ai giardinetti o al parco. poi arrivò il tennis e il circolo sporrtivo prese il loro posto
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Sì, immagino che chi sia cresciuto in città non potesse “giocare per strada”
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Era possibile ma facendo attenzione alle macchine
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Eh vabbeh, troppo pericoloso.
Da noi passava un’auto ogni mezz’ora, ed era quasi sempre qualche vicino di casa. Rischi pressoché nulli.
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avevo anche il gardino condominiale da usare come parco giochi
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Ottimo il giardino condominiale, almeno eri a casa ma pur sempre all’aperto
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Esiste ancora ma non è accessibile per giocarci. Hanno,tolto,tutto è lasciato solo le siepi
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Hanno anche lasciato le finestre che hai rotto con le pallonate
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Quelle le ho rotte nel
Cortile della scuola
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Al grido di “Zicoooooooo”
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non ricordo se ho urlato qualcosa. il prete che esce e mi dice che devo portargli cinqumila lire per il vetro me lo ricordo bene
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E tre Ave/Pater/Gloria
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più la confessione in chiesa
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mai giocato in strada
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E’ una bella esperienza, ti dirò.
A patto ovviamente di abitare in una zona tranquilla.
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Si mio marito lo racconta spesso
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Il parcheggio sotto casa era il nostro giardino, le panchine al parco erano le nostre poltrone, tutti insieme a divertirci con poco o nulla, e le mamme che ci controllavano dai balconi. Eravamo figli di tutti e le risate suonavano forti, gioiose.
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E poi non c’era bisogno di cellulari ed i genitori erano sempre tranquilli: noi eravamo “nei paraggi”, e tanto bastava.
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Si, ti sentivi libero e “grande”.
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Ricordo molto bene la mia infanzia lontana. E’ solo malinconia quella che ci fa vedere tutto in una luce particolare? Credo che tu abbia obiettivamente ragione, chi ha giocato tra il 50 e il 60 per la strada è stato fortunato.
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Diciamo che, almeno nel mio caso, ho avuto la fortuna di abitare in un quartiere di “prima periferia” dove i pericoli tutto sommato non esistevano, e la cosa peggiore che potesse capitare era cadere in bicicletta e rovinarsi le ginocchia.
Sì. Anch’io la reputo una fortuna.
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Per i bambini e i ragazzi era sicuramente un ambiente migliore, ora il passatempo è diventato tutto digitale ed è un vero peccato!
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E poi giocare per strada faceva bene alla salute, se paragoniamo al divano di oggi-
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Anch’io ho giocato per strada fino a un certo punto, poi ricordo esattamente il momento (anche se non saprei dire l’anno preciso) in cui cominciarono a vedersi in giro presenze preoccupanti, per cui i genitori non ci lasciavano più uscire da soli: si cominciava a parlare di droga e di “drogati” da cui guardarsi, e nei miei ricordi di bambina è un’immagine molto triste, era come se una realtà, che allora non potevamo capire, ci avesse privato della libertà e della spensieratezza.
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Noi eravamo in allarme solo 15 giorni all’anno, quando arrivavano i “giostrai” per la sagra annuale. In effetti alcune presenze erano minacciose, e noi stessi subimmo dei piccoli furti. Un ragazzino poi lo beccai mentre cercava di entrarci in casa…
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Abitavo nel centro storico della mia piccola città natale e noi bambini crescevami in mezzo alla strada.
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E si stava bene, diciamolo.
Molto meglio che passare i pomeriggi sul divano.
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Noi ci divertiamo tantissimo.
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Io facevo a botte con i maschi e gliele suonavo sempre.
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Ottimo.
Noi avevamo una capo-banda, Anna, che non temeva nulla e nessuno.
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Condivido, i tempi sono cambiati, i giovani pure, ma era molto meglio allora
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Giocare all’aria aperta è tutta un’altra cosa rispetto al passare i pomeriggi con il cellulare in mano
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verissimo!
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Diciamo che quale genitore si fida a lasciare un bimbo da solo a giocare in strada? Ricordo che quando ero piccola non era raro finire in situazioni potenzialmente pericolose lontano dagli occhi degli adulti
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Dalle nostre parti ci si fidava, il quartiere era piccolo e circoscritto, pochissimo trafficato, e le famiglie si conoscevano tutte tra loro.
Stavamo davvero bene.
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Una volta si, anche io ho giocato in strada da piccola… Ma ai giorni d’oggi? Non lo so, almeno che non si trattino di paesini la vedo dura da attuare come realtà
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Sì, beh, in città è praticamente impossibile
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Fortunatamente tutte le case della mia via avevano un grande cortile a disposizione, per cui un giorno da me, un giorno da te…e ale’ ginocchia sbucciate! 🙂 🙂
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Giocare all’aperto ha tutto un altro significato, rispetto ai ragazzi d’oggi spesso chiusi in casa e sprofondati nei divani con il cell in mano.
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Non c’è dubbio!
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Magari i ragazzini di oggi vedranno torme di bambini per strada e diranno: “ai miei tempi non facevamo così casino quando giocavamo”… e comunque secondo me il vero problema è che ormai anche il gioco è stato istituzionalizzato. Se vuoi correre dietro a un pallone vai a scuola calcio.
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“il gioco è stato istituzionalizzato”
è esattamente così
anche dove abito io ora, i ragazzini se vogliono tirare calci ad un pallone devono andare alla scuola calcio. nemmeno liberi di giocare a pallone, ormai.
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Anch’io ho giocato per strada da piccola, insieme ai bambini del vicinato! Questo era d’estate, ovviamente, durante le vacanze, quando non c’era scuola.
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E quanto si stava bene all’aperto, no?
Mai avrei barattato lo stare all’aperto con il rimanere chiuso in casa ed un videogioco in mano.
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Partite interminabili
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Finivano 20-19
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Per fortuna dalle mie parti, si usa ancora il parchetto dietro casa e l’oratorio e al primo cenno di sole, i miei mollano tutto e vanno, ed è una bella fortuna …. parola di mamma !
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L’oratorio / patronato è ancora per fortuna una oasi per i nostri ragazzi
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Una volta andai a mangiare al ristorante giapponese del mio paese con un mio carissimo amico. Nel corso della cena lo vennero a salutare in 10, praticamente ogni cliente che si alzava per andare a pagare faceva un pit stop al nostro tavolo (del resto eravamo proprio davanti alla cassa). Quando gli chiesi come faceva a conoscere tutta quella gente, lui mi rispose: “Sono stato per strada tutti i pomeriggi fin da quando ero bambino”. Lì capii qual era stato il prezzo da pagare per tutti i miei anni passati a studiare: avevo ottenuto un titolo di studio dietro l’altro, ma non conoscevo nessuno neanche nel mio stesso paese. Lui invece si era fermato al terzo anno di scuola alberghiera, ma aveva stretto una rete di amicizie e conoscenze da fare invidia ad un politico. Comunque non rimpiango la mia scelta, perché quando ho cominciato a lavorare quella rete me la sono costruito anch’io (aiutato dal fatto che nelle scuole italiane ogni anno capitano decine di supplenti diversi, e quindi conosci gente nuova a getto continuo).
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Io invece giocavo per strada, ma ero anche un ottimo studente.
Pertanto ho portato a casa sia amicizie che titoli di studio
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Io invece finivo di studiare a ridosso dell’ora di cena, quando sarebbe stato troppo tardi per andare in strada a socializzare. E probabilmente a quell’ora avrei anche trovato poche persone a giro, soprattutto d’Inverno quando fa un freddo boia.
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Quanti palloni ho raccolto bloccati sotto le marmitte?
“a cosa servono i palloni incastrati sotto le marmitte? a ricordarci quando fuori si giocava tra le 127…che vitaaaa” (Samuele Bersani)
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E quanti che finivano nei giardini dei vicini?
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No, finivano sulla statale semmai… 😅
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Quanto ho giocato anch’io per strada! Noi bambini/ragazzi avevamo la fortuna di abitare in palazzi che guardavano su uno spazio praticamente chiuso al passaggio delle, allora poche, macchine. Eravamo sempre “giù”
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L’ideale anche per i genitori, che in questo modo non avevano motivo di preoccuparsi (troppo) di dove potevate trovarvi.
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I bambini non stanno più in strada, e questo è un peccato. Il mio nipotino di due anni adora Piazza del Duomo, che è grande e tutta pedonale, ed è bellissimo vederlo correre in quello spazio libero e immenso!
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Le città sono sempre meno a misura di bambino, con poche aree di aggregazione. Meglio accade nei paesi di provincia, dove è tutto maggiormente vivibile.
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Quando mio marito era bambino, a Pistoia, i ragazzini della sua età giocavano tra le viuzze e le piazzette della “Sala”, il centro storico di Pistoia. Oggi la Sala è del tutto pedonale, ma di bambini non ne vedi neanche un’ombra, son tutti barettini e ristorantini…
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Posso immaginare.
Restano solo le strade “di provincia”, meno pericolose e ancora territorio da esplorare per i ragazzini.
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Siiii…era meglio prima!
Che belle giocate! Noi nei cortili, la zona nostra aveva tanti cortili al centro delle abitazioni…i cortili romani…pieni di bambini, risate, botte, prese in giro, ma collettività, sono nate amicizie che ancora resistono e calcola che io di anni ne ho 63.
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Difficile paragonare le nostre amicizie, nate da bambini per le strade e per i cortili ed ancora oggi forti e vive dopo decenni, con quelle di oggi nate su Facebook.
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