A volte ho l’impressione che gli amici che avevo io decenni fa siano diversi dagli “amici” che le nuove generazioni hanno oggi.
Parlo per me: i miei amici erano ragazzi del mio quartiere, di cui conoscevo la famiglia, con cui ho condiviso mille giochi e mille esperienze.
E la mia famiglia, e quella dei miei amici, si conoscevano a loro volta.
Temo che gli “amici” di oggi siano semplice conoscenze incontrate in rete, gruppi con cui si condivide qualche bel momento di socialità, ma non si tratti di amicizie vere e profonde.
Per cui alla prima occasione viene fuori la vera anima di chi è amico solo per i “like” che ci si scambia, e non per l’affetto che ci lega.
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essere amici implica tante cose: empatia, sincerità, disponibilità, comprensione…
se tali qualità superano il mezzo tecnologico o i like allora va tutto bene.
io la vedo all’opposto: oggi si sente meno la necessità di avere amici
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Io invece la necessità la sento, anche solo per sapere che li ho, che loro sono lì, che ci possiamo sentire quando vogliamo.
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ed è giusto che tu la segua e la coltivi perchè è quello di cui senti di avere bisogno
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Non c’e dubbio che le due categorie siano diverse.
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Sì.
Io vedo i “social” come un modo per avere una identità virtuale, non come una vera forma di socializzazione.
Che socializzazione possiamo mai avere se rimaniamo chiusi in casa a scambiarci i “like” sulle nostre foto?
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Più che altro, oggi, esistono più categorie di conoscenze.
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Vari livelli.
Ma una amicizia in Facebook non ti rende amico.
IMHO
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Lo so…
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Sai che ho la stessa impressione riguardo alle mie figlie? Non sarà la nostra generazione che esagera?
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Forse sì, io lo ammetto per me stesso.
Ma una “amicizia” su Facebook non ti qualifica come “amico”. Questa è la mia profonda convinzione.
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Anche secondo me.
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non saprei dirti, i ragazzi che studiano in conservatorio li vedo ben affiatati nelle amicizie , forse perchè hanno uno scopo in comune……..
Il bello qui sono gli amori……un bel giorno vedi Tizia che si bacia con Caio, ma una settimana fa Tizia stava con Sempronio…..e poi quella stava con Caio, poi con Sempronio ed ora con Tizio, ma nel mezzo ha avuto anche la storia con il bulgaro che ha conosciuto all’erasmus e se lo era portato a studiare qua…….ohhh ops mi gira la testa
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Un po’ come ad “Amici”, in TV.
Tutti insieme… gli amori sbocciano.
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A noi serviva il contatto, gli occhi di quando ci si parlava: questo è diventato non indispensabile…non è un bene la superficialità, perché siamo tutti un po’ più soli.
Io, senza amici non riuscirei a stare!🥂
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Le amicizie su Facebook non sono vere amicizie, tranne rari casi.
Tutto qui.
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Io sui social ho gli stessi amici che ho da anni e i profili chiusi: per me è solo un mezzo veloce per sentire i miei cari.
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Questo è bello.
Io non uso molto FB (anzi: quasi nulla) ma è indubbio che i canali social ci aiutano comunque a tenere i contatti con chi amico lo è già.
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Non saprei, tu avendo un figlio giovane puoi probabilmente avere un’idea della situazione meglio di me. In generale penso che l’amicizia cambi con l’età, nel senso che da giovanissimi, all’inizio dell’adolescenza, c’è bisogno di amicizie molto forti e sincere, con cui scambiare ogni confidenza, poi col tempo, da adulti, si cerca di più qualcuno con cui semplicemente si passa bene il tempo, vuoi per interessi comuni, vuoi per simili percorsi di vita… Non si cerca più quella confidenza totale, ma più la condivisione di bel tempo insieme. Col tempo anche così si crea affiatamento.
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Io vedo, anche parlando con i colleghi, che i ragazzi si scambiano 10mila “vocali”, si messaggiano, si scambiano info sui social… ma in effetti non si vedono quasi mai.
Non per colpa loro, ma semplicemente perché mancano le occasioni e gli spazi di aggregazione.
Solo che in questo modo, a mio parere, non si sviluppano le amicizie “profonde”, quelle per cui si condividono momenti ed esperienze, in cui davvero ci si aiuta.
Almeno io la vedo così.
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Capisco il tuo punto di vista. Una volta non servivano speciali spazi dedicati all’aggregazione, ci si aggregava e basta, oggi forse i giovani tendono ad essere più istituzionalizzati nelle loro interazioni sociali, e al tempo stesso nel privato dei loro tablet sono anche un po’ più soli e incustoditi.
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“sono anche un po’ più soli e incustoditi”
Vero al 100%
Non è colpa loro.
Quando dico che queste sono amicizie effimere, non lo dico per incolparli.
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Dipende tutto da noi, come sempre.
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Il problema è che ai miei tempi le amicizie nascevano per strada, in patronato, nel campo di pallone. Ci si vedeva, si litigava, si faceva pace, ci si organizzava per la sera o per il weekend, ma il contatto era diretto. Di questo credo abbia bisogno una amicizia, non di “vocali” fatti su WhatsApp, di Like su FB, e di mille messaggini. Quelli sono un addendum.
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Infatti, ma farla diventare reale e vedersi è fattibile se si vuole.
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Appartengo alla generazione che hai descritto, e posso dirti che in parte forse è così, ma non in tutti i casi. Le amicizie “come ai vecchi tempi” esistono ancora, sono più rare, ed è più difficile che le famiglie si conoscano appieno, ma con la mia migliore amica abbiamo fatto cene di famiglia più volte. Poi penso che si capisca col tempo chi rimane e chi invece sparisce alla prima occasione
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Mi fa piacere il tuo punto di vista, tu ci tieni molto alle amicizie e lo hai dimostrato 1000 volte in ciò che scrivi.
Ma, da quanto capisco, a te piace il contatto con le persone, ed infatti parli spesso di ritrovi, o comunque di condivisione fisica di momenti con le persone che conosci.
Temo che non sempre sia così, che si vivano le amicizie “a distanza”, che sono simpatiche, ma creano legami molto deboli.
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È vero, ma è anche vero che i rapporti di cui parlo si contano sulle dita di una o due mani. Sicuramente non è sempre così, ed è un gran peccato, d’altronde l’ho visto anche con gli ex compagni del liceo, che sembravano un gruppo tanto unito e invece ad oggi di alcuni non si sa nemmeno che fine abbiano fatto.
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E’ un peccato, in effetti, perdere ogni tipo di contatto con persone con cui hai condiviso 1000 momenti.
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I miei amici sono amici in carne e ossa, persone che conosco fin da quando ero giovane e che vedo, più o meno spesso; ho anche interazioni virtuali, tramite il blog o Facebook, tuttavia, anche se interessanti, non sono per me delle vere e proprie amicizie. Però devo dire che grazie ai social ho approfondito alcune relazioni che sono diventate delle amicizie importanti. Affinché questo avvenga, però, bisogna creare uno scambio privato, non limitarsi a quello che avviene sulle piattaforme, come ad esempio questo mio commento qui sul tuo blog: ed è importante anche, a un certo punto, conoscere l’amica o amico di tastiera anche di persona. Perché noi siamo delle persone fisiche, alla fine.
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Sottoscrivo ogni tua singola parola.
Anche per questo motivo la mia speranza, qui nel blog, è quella di sviluppare conoscenze e possibilmente qualche amicizia. Mi sento in privato con qualcuno, con qualcun altro mi sono conosciuto di persona. E’ la cosa più bella del blog.
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Ecco per l’appunto amico Andrea kikko di like litighiamo un’altra volta che ho mangiato la pinsa romana e mi sa che mi azzera un mese di detox
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Pensavo a questo proprio ieri sera. Ero ad un compleanno, quasi tutti italiani con una cmq buona percentuale di ragazze polacche. Mi sn fermato a riflettere della bella amicizia nata tra noi, conosciuti non in rete ma x caso, condividendo la stessa situazione di emigrati. Io un po’ più grandetto, ma tra alcuni di loro ho notato un’affiatamento profondo, che forse è difficile avere in Italia tra persone di diverse regioni.
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Dico la mia vedendo la situazione da lontano.
In Italia siamo campani, lombardi, veneti, siciliano, laziali.
All’estero siamo solo Italiani.
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Si può darsi, hai ragione
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Condivido il tuo pensiero. Ad esempio mia figlia ha 2 amiche vere, una è figlia di una mia amica, l’altra vive a Perugia, quindi si vedono 4/5 volte l’anno. Le altre potrei definirle conoscenze.
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Diciamolo: vanno bene anche le conoscenze. Ma ti puoi confidare con un conoscente?
Ti aiuterà nel caso ne avessi bisogno?
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Le conoscenze sono importanti, ma ciò che può la vera amicizia le conoscenze non lo danno.
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ogni generazione ha il suo presente
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Mi sento Matusalemme, perché inizio a dire “ai miei tempi” e “si stava meglio prima”.
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ahah ai miei tempi si diceva Matusa 😉
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