Frasi venete #19: le magliette (parte 3)

Eccovi un’altra carrellata di magliette che propongono alcuni modi di dire tipicamente veneti.
Saprete certamente apprezzare la squisitezza della lingua veneta, che distilla perle di saggezza come queste.

Maglietta #1: “Pensito de farghea?

Traduzione letterale: “Pensi di farcela?”

Si tratta di una domanda scherzosa, solitamente rivolta a chi non sa compiere una azione semplice, o non sa svolgere un compito tutto sommato alla sua portata.

Alcuni esempi.
Il figlio 18enne non riesce a togliere il guscio ad un uovo sodo. “Pensito de farghea?
La figlia di 10 anni deve fare alcune semplici addizioni di matematica. “Pensito de farghea?
Il marito deve avvitare una vite, ma non trova il cacciavite adatto. “Pensito de farghea?
La moglie vuole cambiare canale e mettere nel “50”, ma continua a digitare i numeri sbagliati. “Pensito de farghea?

Maglietta #2: “Ma anca no

Traduzione letterale: “Ma anche no”

Classico fine frase di uno che sa già che non vorrebbe fare una cosa, ma fa credere all’altra persona tutt’altro.

Si capisce meglio con un esempio.
La moglie ti chiede di accompagnarla alla festa di compleanno serale della sua amica, ma a te stanno sugli zebedei sia l’amica, sia suo marito.

Cara, ci sarebbe la finale di Champions, ma non è che mi interessi molto. La tua amica è simpaticissima, e suo marito racconta delle barzellette che sono la fine del mondo. I loro 2 gemelli di 6 anni sono davvero adorabili, e le altre tue amiche parlano a mitraglia, è vero, ma sono sempre gentili verso tutti. Verrei davvero volentieri “ma anca no

Maglietta #3: “Va in mona

Traduzione letterale: non esiste una traduzione letterale

Il termine “mona” individua l’organo genitale femminile.

Mandare qualcuno “in mona”, tuttavia, assume due accezioni diametralmente opposte, una positiva, una negativa.

Accezione positiva

Giochi a carte in coppia con l’amico. L’amico bluffa facendo intendere di avere in mano carte pessime, ma poi ti gioca un Asso che ti fa vincere la partita.
“Va in mona” significa “sei stato grande, davvero, ci ero cascato anch’io”.

Avete ospiti a cena, la moglie adora cucinare ma – caspita! – si accorge solo all’ultimo momento di avere terminato il burro, e ti manda di corsa al negozio di alimentari per prendere una confezione.
Tu la trovi, ma quando rientri le dici che il burro era terminato, ed ormai gli altri negozi sono chiusi. Poi, con nonchalance, le fai vedere che il burro ce l’hai, e stavi solo scherzando.
“Va in mona” (espressione usata sia da uomini che da donne) significa “Bravo che hai trovato il burro, ma mi hai fatto venire un colpo, stai sempre a scherzare. Ora lavati le mani e prepara la tavola”.

Accezione negativa

Il parcheggio del supermercato è pieno, ma noti che una signora sta caricando la spesa in auto e tra poco andrà via. Tu metti la freccia, e aspetti con pazienza che lasci libero il posto. Sul più bello che finalmente puoi parcheggiare, arriva all’ultimo istante il solito idiota che ti frega il posto.
“Va in mona” significa “sei proprio maleducato, io non mi sarei mai comportato in questo modo nei tuoi confronti”.

Finale del campionato di calcio. La tua squadra del cuore deve calciare un rigore all’ultimo minuto: se il calciatore fa gol la tua squadra vincerà il torneo, altrimenti dovrà accontentarsi del 2° posto.
Va a tirare il rigore un giocatore che ne ha già sbagliati parecchi, ma che stranamente gode della stima dell’allenatore.

Tiro! Il portiere para! La tua squadra ha perso.

“Va in mona” significa “già pensavo tu fossi un giocatore scarso ed inaffidabile, ora ci hai fatto pure perdere il torneo. Mi auguro tu vada via e di non vederti mai più indossare la maglia della mia squadra del cuore”.

Maglietta #4: “FTM

Si tratta di un acronimo, che sta per “Figa To Mare” abbreviazione della frase “Va in Figa de to Mare”.

La parola “figa” anche in questo caso individua l’organo genitale femminile, mentre “mare” significa “madre, mamma”.
Per cui “Figa To Mare” è un po’ come il “Motherfucker” anglosassone.
Molto offensivo.

Tuttavia, nonostante FTM sia tutt’altro che un invito a cena, esso è un modo di dire molto diffuso, sia tra maschietti che tra femminucce.
FTM lo si dice a bassa voce al proprio capo, lo si urla rivolgendosi alla TV quando il politico di turno dice le solite cazzate, lo si lancia all’arbitro che ti ha fischiato un rigore contro, lo si dice all’ex amica che incontri per strada e ti fa una smorfia.
FTM è un passe-partout, una offesa valida per tutte le stagioni.

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21 risposte a Frasi venete #19: le magliette (parte 3)

  1. Ma il To sta per Tu ? Era dialetto di pantalone o Arlecchino ? Qua dicono Wakufora ma nessuno gli fa le magliette

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  2. Paola Pioletti70 ha detto:

    Oh ma che bello

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  3. Vittorio ha detto:

    Mona è sempre il preferito

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  4. Raffa ha detto:

    L’ultima non l’avevo mai sentita, nonostante abbia amici veneti che usano tutto il campionario disponibile, soprattutto quando giocano a carte.

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  5. valy71 ha detto:

    Che bello questo post! Mi piace sempre imparare nuovi modi di dire!

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  6. Quest’ultima non l’avevo mai sentita…e non mi piace affatto. 😒

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  7. 2010fugadapolis ha detto:

    Queste cose mi divertono sempre e mi interessano non poco.
    Pensa che su FugaDaPolis, in origine, la categoria “Lo Spigolo di Albert1” era nato per spiegare più o meno conosciuti modi di dire romaneschi, anche senza maglietta 😉

    Ti elenco per reciprocità i corrispondenti “motti” in vernacolo romanesco:

    1) “Pensito de farghea?” – “Je la pòi fà entro oggi” ?
    2) “Ma anca no” – Recentemente sdoganando il “Veltroniano”, semplicemente “Maanche no” (con il “maanche” tutto attaccato, se scritto). Un tempo si usava il “”o sto a ffà” (letteralmente “lo sto per fare”, detto ironicamente.
    3) “Va in mona” – questo è il classico “Mavaffanculo”, a volte rafforzato da “Mavaffanculo, và”. Ed è anche esso bivalente, sia positivo che negativo.
    4) “FTM” – qui invece curiosamente non abbiamo equivalenti. Probabilmente perchè così come in Campania è considerato tabù offendere gli avi defunti (da queste parti “mortacci tua” è quasi un saluto amichevole, ma se lo dici a Napoli rischi grosso) a Roma la mamma non si tocca (mentre per esempio a Napoli “chiavat’a mamm’t” che è più o meno omologo del FTM, si dice tranquillamente anche per scherzo).

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  8. gaberricci ha detto:

    A proposito dell’ultima colorita espressione, ho sentito una canzone di un gruppo bellunese che ad un certo punto dice “Devi ritornare all’utero materno, tradotto: va in figa de to mare!”.

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