L’amico WuOtto nel suo “post” dal titolo “Tutto è relativo“, ha aperto una piccola discussione sul fatto di saper riconoscere la “superiorità” di certe persone rispetto a noi in alcuni ambiti.
A mio avviso è evidente che ci siano sempre persone migliori di noi.
Ed anche parecchie.
Grande stima per scienziati e divulgatori, per esempio.
E per gli Artisti che meritano questo appellativo.
Anche tra i miei amici riconosco in alcuni di loro una brillantezza, arguzia ed intelligenza che io ammetto di non possedere.
Ma loro non se ne fanno un vanto, ed è per questo che pur nella differenza rimaniamo amici stretti ugualmente. Mai sopporterei qualcuno che si vanta delle proprie doti.
Avendo un’autostima piuttosto elevata, mi è capitato piuttosto di rado di reputare qualcuno superiore a me. O meglio, magari mi può essere capitato spesso per cose futili (ad esempio, quando facevo educazione fisica alle superiori praticamente tutti erano superiori a me come talento calcistico), ma sulle cose importanti (come l’intelligenza) le volte in cui mi sono sentito inferiore a qualcuno si contano sulle dita di una mano. Anzi, posso dirtelo con precisione: mi è capitato 2 volte in tutto di reputare una persona più intelligente di me. La prima è stata la mia preside delle medie, la seconda è stata la mia carissima amica Valeria.
Da ciò che ho scritto finora traspare in maniera evidente che ho un grande difetto, ovvero che sono piuttosto pieno di me; tuttavia ho anche un grande pregio, ovvero la totale assenza di invidia. E infatti quando mi è capitato di trovare qualcuno superiore a me in qualcosa che ritenevo importante (non solo l’intelligenza, ma anche la cultura o la saggezza) io ho provato non invidia, ma ammirazione.
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L’intelligenza è di molti tipi. Non ci è solo quella “enciclopedica” ma anche molto altri tipi.
Per esempio l’intelligenza tipo Sherlock Holmes (deduttiva), quella matematica, quella intuitiva, quella nozionistica.
Una persona può “sapere tutto” ma non cogliere i legami interdisciplinari di un argomento.
Puoi sapere tutto, ma non saper dedurre o fare una analisi di ciò che sai.
Il campo dell’intelligenza è ampio.
Questo non vuol dire che uno “stupido” possa essere “intelligente”, ma che spesso la pura intelligenza si manifesta con forme diverse da quelle che ci attenderemmo: questo perché pensiamo che la “nostra” forma di intelligenza sia da prendere come unità di misura universale.
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Io ho usato il termine intelligenza nel senso di “capacità di comprendere”. Hai ragione che l’intelligenza non consiste solo in questo, ma anche nella capacità di memorizzare, di trovare una soluzione ai problemi eccetera. Detto questo, di norma chi è in grado di comprendere è in grado anche di memorizzare e di trovare una soluzione ai problemi, perché delle 3 comprendere è l’attività più complessa, quindi per chi sa fare quella le altre 2 sono uno scherzo.
Il discorso cambia se invece prendiamo in esame l’abilità nel memorizzare: non è affatto detto che, se sei in grado di ripetere a pappagallo un manuale universitario di 500 pagine, allora saprai anche risolvere un problema o capire davvero un argomento complesso. E’ il motivo per cui tanti laureati con 110 e lode poi nella vita reale sono di un’ottusità incredibile: perché il nostro sistema scolastico premia con voti stellari coloro che sanno memorizzare e valorizza pochissimo l’intelligenza pura, che si misura in ben altro modo.
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“il nostro sistema scolastico premia con voti stellari coloro che sanno memorizzare e valorizza pochissimo l’intelligenza pura”
Hai fatto centro.
E pensa che, a peggiorare il tutto, è il fatto che anche la memorizzazione sta passando in secondo piano. Già alle elementari le famose “Poesie a memoria” sono una rarità.
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Esatto, la memorizzazione non ha più il ruolo preponderante che aveva in passato, perché a scuola sta cominciando a imporsi l’idea che sono più importanti le competenze (ovvero “saper fare qualcosa”) delle conoscenze (ovvero “sapere nozionisticamente qualcosa”). Peccato che per saper fare qualcosa devi prima aver imparato delle nozioni: di conseguenza, a mio giudizio questo discorso del privilegiare le competenze rispetto alle conoscenze non sta in piedi. E infatti, anche se a parole molti professori si sono adeguati a questa svolta (usando la parola “competenze” a tutto spiano nelle loro programmazioni), di fatto continuano a spiegare nello stesso modo e a pretendere che gli alunni sappiano le nozioni e poco altro.
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Non credi che il livello base di preparazione si stia abbassando in modo preoccupante?
Perché è pur vero che “imparare a memoria” fine a se stesso serve a poco, però ti aiuta a formare una “cultura generale” che oggi manca in modo terribile.
I ragazzi di 18 anni fanno fatica a ricordare una poesia, ma non sanno nemmeno dove si trovi la Namibia, hanno grandi dubbi sulle guerre mondiali, dei pianeti del sistema solare ne ricordano solo 3-4, tempi e modi verbali sono una voragine, la matematica è solo quella della calcolatrice, e così via.
Privilegiare la pura competenza è una caxxata incredibile, se poi cresci e non sai nulla di nulla. Ed è quello cui stiamo arrivando.
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Sul fatto che tempi e modi verbali siano una voragine ti do pienamente ragione: quest’anno mi hanno dato una prima superiore, ed è stato durante le mie lezioni che molti di loro hanno sentito nominare per la prima volta l’indicativo, il congiuntivo, il condizionale eccetera.
A mio giudizio tanti fattori hanno contribuito a questa situazione: il fatto che le conoscenze siano state svalutate a vantaggio delle competenze, la DAD, la sicurezza di essere promossi senza fare nulla dalla prima elementare alla terza media… poi i ragazzi arrivano alle superiori, e quando si accorgono che la promozione non è più garantita spesso è già troppo tardi. Sia per evitare la bocciatura che per colmare le gigantesche lacune culturali che hanno accumulato.
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La promozioni certa è una grossa pecca del nostro sistema scolastico. Per non umiliare?
Ma quando mai.
E’ giustizia!
Non studi? Ripeti l’anno.
Nella vita l’impegno è necessario, e deve essere imparato/insegnato sin dalle elementari.
Ma se viene a mancare il fattore premiante…
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Concordo con il tuo garbato pensiero
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Stavo pensando ad un mio vecchio amico, e la infinita stima che ho sempre avuto nei suoi confronti, e contemporaneamente la sua infinita umiltà nel non voler mai far notare i suoi pregi.
Così mi son sentito di scrivere alcune righe.
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Hai fatto bene io la penso come te, e se posso cerco sempre di imparare da chi so che sa molto più di me
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le menti brillanti attraggono, e scopri che sono davvero preziose se indossano un’umiltà sorprendente
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Esattamente. Intelligenza ed umiltà sono un binomio unico.
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Penso che ognuno a suo modo sia superiore ad un altro in qualcosa. Quindi che senso ha vantarsi? Teniamoci le nostre capacità e impariamo da quelle degli altri! Buona giornata 🙂
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C’è gente che si mette a pontificare senza sapere nulla.
Chi davvero sa non ha bisogno di farlo notare.
Mi riferisco per esempio a quei “tuttologi” che in TV e nel Web distribuiscono la “loro” verità, senza averne alcuna competenza.
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Assolutamente, sono sempre troppi 😉
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Chi è veramente grande, deve saper essere anche umile, altrimenti la sua superiorità non vale nulla. Per questo ad esempio non riesco ad apprezzare una persona come Maradona.
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Beh, di “divi” del calcio privi di umiltà ce ne sono molti, per esempio CR7.
Bisogna valutarli mentre giocano: fuori dal campo temo che molti ci deluderebbero.
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Ecco vedi, io sono talmente umile che trovo che tutti siano migliori di me….
Proprio ieri ho avuto una “discussione” con una collega, allora noi siamo dipendenti del conservatorio e percepiamo uno stipendio sotto ai 1500 al mese, lavorando 36 ore a settimana, i docenti ne prendono poco più lavorando 18 ore
Lei dice che è ingiusto, io dico invece che avendo studiato musica, per cui hanno una preparazione particolare , non c’è paragone ….. noi non siamo neppure laureate
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“uno stipendio sotto ai 1500 al mese, lavorando 36 ore a settimana”
il mio identico contratto, temo
😀
siamo sottopagati, Mi, non c’è dubbio.
Ma se uno ha competenze che gli garantiscono stipendi maggiori, a noi cosa cambia?
Anche perché loro potrebbero dire: “io ho studiato musica 8 ore al giorno per 20 anni, se lo facevi anche tu, avresti lo stesso mio stipendio” o cose del genere.
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Senso di superiorità o inferiorità secondo me scompaiono (si riducono di molto) quando ci si sente interconnessi agli altri, uniti per uno stesso scopo comune.
Esempio calcistico.
Se in una squadra ognuno pensa a chi sarà il capocannoniere, chi farà più assist, chi avrà voti in pagella più alti, chi vincerà il pallone d’oro, etc. ogni calciatore si sentirà in competizione con i propri compagni di squadra, diventando o arrogante o sentendosi inferiore.
Non esiste più la squadra, ma ognuno gioca per sé e per la sua immagine.
Il narcisismo si fa avanti.
(Mi viene in mente Cristiano Ronaldo)
Se invece in una squadra tutti considerano la Squadra come la cosa più importante di tutto, anche di loro stessi, scompare invidia e senso di superiorità.
Un giocatore che si sente meno in forma lascerà molto volentieri il posto a uno che è più in forma.
Chi è più in forma non penserà alla sua bella figura personale, ma alla figura che tutta la squadra dovrà fare.
(Mi viene in mente l’Italia di qualche anno fa allenata da Conte o anche l’Italia degli europei di Mancini)
Da quello che percepisco intorno a me, questo senso di “comunità” tende ad essere piuttosto basso in molti ambiti della vita (lavoro, amicizia, sport, parrocchia,…).
Non ci si sente davvero parte di un qualcosa di più grande, ma si tende maggiormente a migliorare e promuovere il proprio “personal brand”.
E i social in tutto questo non aiutano molto, compreso WordPress.
Sei portato a commentare e mettere stelline non tanto per scambiare idee e confrontarti su passioni/interessi/problemi comuni, ma per avere un ritorno personale sul proprio blog.
La “colpa” non è di noi utenti, ma delle logiche della piattaforma social (stelline, like e cuoricini in primis) che fanno leva sulle nostre debolezze umane (desiderio di approvazione) portandoci a comportarci così.
Scusami per la lunghezza ma è un tema che sento molto.
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Nella vita, così come nello sport, la componente “individualista” prima o poi emerge sempre, come senso di affermazione personale. Affermazione anche non in caso di competizione con gli altri, ma per auto gratifica.
Non c’è dubbio tuttavia che, nelle dinamiche di gruppo (siamo “animali sociali”, no?) si formino differenti figure: c’è il leader naturale, c’è chi sta in disparte, chi è più o meno motivato, chi si vuole mettere più o meno in mostra; da questo punto di vista siamo tutti differenti.
A me tuttavia piacciono poco le persone che “sfruttano” la loro posizione, per ottenere meriti e gratificazioni personali che *senza* il contributo degli altri non avrebbero potuto ottenere.
Riguardo il piacere/piacersi, in effetti può interessare oppure no.
A me, ti assicuro, non interessa affatto.
Perché purtroppo nei “social” almeno il 50% delle persone mette il “like” senza nemmeno leggere ciò che scriviamo, e nel caso di foto/filmati spesso dedicano al massimo 5 secondi di attenzione. Davvero diventa importante il like?
Diciamo che WP, contrariamente ad altri social, lo vedo più ricco di contributi (in termini di argomenti trattati e profondità di pensiero) per cui *mi auguro* che l’utente medio sia, come lo sono io, rispettoso dell’impegno altrui, e metta il like solo dopo avermi letto.
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La componente “individualista” è importante che emerga perché è legata alla propria “originalità” e “creatività”, è espressione di sé.
Penso tuttavia che questa essenza individualista debba comunque “abbracciare il branco” e la missione del branco, non essere finalizzata solo ad un auto-esaltazione della propria figura che sovrasta tutto e tutti.
Sono d’accordo con te in merito ai “like”.
Leggevo sul libro “Minimalismo digitale” che ogni like ricevuto produce una piccola scarica di dopamina nel nostro cervello.
E’ questo che ci porta ad essere dipendenti e “affamati” di stelline, like e cuoricini.
WordPress anche per me è il migliore, stelline a parte! 🙂
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Sono d’accordo con te, Andrea e poi che soddisfazione si può trarre nel farsi i complimenti da soli? Meglio che siano gli altri a farlo.
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Ah, senza dubbio.
Ma i saccenti, che pensano di essere migliori senza esserlo… quanto non li sopporto!
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C’è un detto: “Ognuno di noi è migliore in qualcosa, da quello impara!”.
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Un ottimo messaggio.
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Mi reputo una persona intelligente e in una certa fase della mia vita mi sono sentita superiore a persone che consideravo meno sveglie di me. Ma col tempo ho imparato che veramente non ha senso, che ogni persona è diversa e che spesso hai da imparare da chi potrebbe sembrare meno dotato. Direi che il mestiere che ho fatto per una vita, la professoressa, mi ha fatto toccare con mano quanta umiltà ci voglia per riuscire a insegnare qualcosa a qualcuno.
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Credo che proprio il fatto di avere insegnato, ti abbia permesso di valutare nei tuoi studenti i diversi tipi di “Intelligenza” che possono esistere.
Ma l’intelligenza fine a se stessa, non vale nulla: anch’essa necessita di allenamento e di applicazione.
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Concordo. Io sono ansiosa e insicura per natura e mai e poi mai mi sognerei di sentirmi superiore a qualcun’altro, anche perché non saprei in cosa 🤣 io non ho pregi particolari, non ho nulla che possa far scaturire nel prossimo invidia o ammirazione.
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Sei una persona “normale”.
E non c’è niente di più bello che essere “normali”.
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Grazie, lo prendo per un complimento. 🙂
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Lo è.
Essere “normali” non significa essere “mediocri”.
Significa avere i propri talenti (tutti ne hanno) e farli fruttare mettendoli a servizio di sé stessi, dei propri familiari, ed in ambito lavorativo. Senza vantarsene.
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In determinate circostanze e secondo determinati parametri di valutazione, la superiorità esiste, sono d’accordo.
E se uno ogni tanto si sente superiore, senza farne un’idea perenne di sè in toto, non ci trovo nulla di male, purché non usi questo atteggiamento per umiliare o sottovalutare gli altri. Allo stesso modo anche invidiare qualcuno che riteniamo superiore o sentirsi inferiori è deleterio.
L’umiltà è una forma di superiorità, a mio parere, sempre valida.
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Credo sia “umano” sentirsi “superiori”, in certe situazioni.
Tutto sta, a mio parere, nel non farsene una inutile vanteria.
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odio quelli che fanno i pavoni cioè la ruota davanti agli altri, come li definisco io
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Anche perché spesso non hanno alcun motivo per farlo
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Sono d’accordo con te, e sono ben conscia dei miei limiti. E dell’enorme voglia che ho, sempre, di imparare
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Anche perché ritenersi “migliori” degli altri lo trovo un po’ un atto di superbia.
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