Quand’ero bambino e ragazzo non parlavo mai in dialetto, nonostante i miei genitori lo parlassero tra loro ed anche alcuni amici lo usassero con disinvoltura.
Io, al contrario, lo capivo poco, e certi termini mi sembravano del tutto incomprensibili e in alcuni casi addirittura divertenti (es: “scoasse”, spazzatura).
Una parola che tuttavia noi ragazzi utilizzavamo molto spesso era “stuada”, di cui va spiegato il contesto.
Il verbo “stuare”, in veneto, significa semplicemente “spegnere”.
Esempio:
Stuare el fogo = Spegnere il fuoco
La parola veneta “stuare” a sua volta ha una probabile origine latina.
Potrebbe infatti derivare dal latino “extinguere”, che significa proprio “spegnere”, e nel corso del tempo e attraverso l’evoluzione della lingua e del dialetto veneto questa parola potrebbe essersi trasformata proprio in “stuare”.
L’idea di estinguere o spegnere un fuoco, una candela o qualsiasi altra fonte di luce o calore è fondamentale in molte lingue e dialetti, quindi non sorprende che il termine abbia origini latine.
Tuttavia noi ragazzi utilizzavamo il termine “stuada” (nel senso di “spegnimento”) quando volevamo amplificare una delusione, o un rifiuto altrui nei contronti di qualcuno.
Esempio:
“A gò ciamà, ma no a xe vegnua: che stuada”
“L’ho chiamata, ma non è venuta: che delusione”
In pratica il nostro desiderio (in questo caso l’invito rivolto ad una ragazza) diviene una “fiamma” che viene “spenta” (“stuada”) da un rifiuto che non ci attendevamo.
Oppure:
“Te ghé sbajà el rigore, béa stuada”
“Hai sbagliato il rigore, bella fregatura”
Anche in questo caso il termine “stuada” si ricollega ad una delusione del tutto inattesa.
Per cui il verbo “stuare” viene di fatto deviato dal suo significato originario, legato allo spegnimento di un fuoco o di una fiamma, per assumere un significato più astratto, legato a situazioni di imbarazzo e delusione.
Che bello! Sono davvero tanti i dialetti veneti. Per me, originaria della sinistra Piave, stuar (tronco, niente vocale finale) non ha questi significati. Significa solo e unicamente spegneŕe, riferito a una fiamma. Tipo: stua ‘l gas. Mentre “la stua” è “la stufa”, la cucina economica, da “impisar”, da accendere, come il gas.
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Anche da noi c’è la “stua” e usiamo “impisar”.
“stua ea stua”: spegni la stufa
Hahahah
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Esatto!
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Nel veronese non si usa. Non l’ho mai sentita nemmeno da mia mamma che era vicentina.
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Che strano, no?
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Vuol dire che probabilmente è un vernacolo locale. ‘Spegnere’ a Verona si dice: ‘smorsar’. 😊
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“distisa” in piemontese
distisa la tele
distisa al feu
distisa la luce
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“Distisa”
Che verbo strano, non riesco a capire da cosa possa derivare. Qualche termine francese?
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l’ho scritto male. cercando sul dizionario piemontese sarebbe “dëstissé”, cioè spegnere
l’etimologia non l’ho trovata
però, “stissa” in pimontese vuol dire goccia. per cui “destissè” potrebbe essere nato in riferimento a far smettere di gocciolare.
e da lì utilizzarlo per dire “spegnere”
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Buona giornata accesa e piena
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Esattamente, ciao All
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Il dialetto è cultura.
Buona giornata, ciao Andrea.
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E’ appena iniziato un temporale, piove a secchiate…
Ciao Valy
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Concordo in pieno … 🙂 …
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Grazie 🙂
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Io nonso nulla del dialetto romagnolo, anche i miei amici non lo parlavano. Conosco più termini bolognesi, perchè all’università era molto usato dai nativi, li riconoscevi subito.
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A proposito di Romagna: mio fratello alla fine di ogni vacanza a Cesenatico, tornava a casa con l’accento romagnolo. Non sembrava più fosse nato a Padova.
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Purtroppo si sta perdendo l’abitudine dei dialoghi in dialetto…pensare che sono belli
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I ragazzi non lo parlano più, almeno in città. Forse rimane nelle parlate dei comuni più piccoli e di campagna, ma i ragazzi di città non hanno occasione di impararlo, parlarlo e condividerlo.
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Vero anche qui
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Quanto è bello sentire parlare in dialetto! Il veneto poi è bellissimo!!!! 🙂
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Sai che io ho sempre pensato che non piacesse?
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Personalmente non conosco Nè il dialetto spezzino e tanto meno quello parmigiano e anzi, sarà anche un bestemmia, ma personalmente non amo nessun dialetto. Buon proseguimento di giornata 😉
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I dialetti sono una eredità culturale che ci lega al passato, ai nostri nonni per esempio. Non li amo particolarmente nemmeno io, però credo che abbiano un loro valore.
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I miei nonni hanno sempre parlato dialetto, e non ti dico cosa veniva fuori quando tentavano di parlare italiano!
Io ovviamente il dialetto l’ho sempre compreso, e i miei genitori mi hanno sempre detto che sino all’età dell’asilo in casa lo parlavo anch’io…salvo passare all’italiano in presenza di estranei ( asilo, negozi etc) però ora se tento di parlarlo faccio la figura dei nonni con l’italiano
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Io ho mio padre – 90enne – che ogni tanto durante i discorsi viene fuori con parole dialettali che non riesco a capire.
Per esempio la volta scorsa mi dice “quando facevo lo zagheto”… e io che non capivo a cosa si riferisse. Alla fine gli ho chiesto cosa fosse uno “zagheto” e lui “come fai a non saperlo? E’ il chierichetto!”.
Ma accipicchia, dimmi “chierichetto” allora, così capisco!
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🙂
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Pensa in dialetto siciliano si dice stutari u focu per dire spegnere il fuoco!!
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Forte somiglianza. L’etimo è lo stesso.
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Io sono bergamasca e mio marito pavese. Io capisco ma non parlo molto il mio dialetto, mio marito invece usa molto il suo. Quindi anche se viviamo a Bergamo i miei figli hanno imparato solo il pavese, e un po’ mi dispiace, ma non sono poi così diversi tra loro i due dialetti
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Mi vien da dire Forza Atalanta. Gran bel successo, meritatissimo. Al di là del dialetto.
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😁👍🏻👍🏻👍🏻 grande Atalanta!!👏🏻👏🏻👍🏻👍🏻👍🏻
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I miei genitori parlavano in italiano con noi figlie, e in genovese tra loro. Ho imparato così il dialetto e mi piace tantissimo. Ieri, qui a Milano, stavo facendo un esame e l’infermiera mi dice “Io sono di Savona”. Abbiamo cominciato a parlare in dialetto ligure, a Milano, ci è piaciuto tantissimo
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Beh, parlarsi in dialetto avvicina molto di più le persone, a mio parere.
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quelle che capiscono 😉
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Ah, certamente
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Sorprendentemente vicino al siciliano, dove spegnere si dice astutare.
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Stesso etimo, apparentemente
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