Continua la mia rubrica settimanale “D&D – Domenica e Dischi”, dove faccio una carrellata dei miei album preferiti dal 1973 fino al 2024.
Oggi parliamo dell’anno 1991.
Nel 1991 incontro l’ostacolo maggiore del mio percorso universitario: il temutissimo esame di “Statistica 2”. Io adoro la statistica, studio dannatamente, mi preparo in modo meticoloso, ma l’esame non lo passo affatto. Poco mi rincuora che la percentuale di promossi si attesti sempre verso il 10%. Riprovo l’esame: nuovamente bocciato. Vado spesso a parlare con professore ed assistenti, insisto caparbiamente, ma per ben 4 volte consecutive vengo respinto.
Passerò finalmente solo al 5° tentativo, con un buon voto: 24.
Con la morosa Chiara va tutto bene, iniziamo anche a fare qualche breve vacanza insieme sia al mare (ovviamente a Cesenatico) che in montagna (dove lei ha la casa), e davvero sono al settimo cielo.
Continuo a spendere molti soldi comperandomi dischi di tutti i tipi, con un unico denominatore comune: mi piacciono. Non solo brit-pop, non solo elettronica, non solo synth: anche molto rock, se vogliamo, e lo capiremo nella classifica di quest’anno, dove appaiono anche U2, Sting, REM, Queen, Nirvana e Guns ‘n’ Roses.
Eccovi dunque i miei 10 album preferiti del 1991.
Buona lettura.
#10 Sting: “The Soul Cages”
Ricordo ancora che mi venne regalato in occasione del mio compleanno. Un regalo che apprezzai molto perché in effetti alcune canzoni le conoscevo – “All This Time”, “Mad About You” – ma l’album non me lo ero comperato.
Compare come “bonus track” “Muoio Per Te” (versione italiana di “Mad About You”) con testo scritto da Zucchero Fornaciari.
#9 Guns N’Roses: “Use your illusion I” / “Use your illusion II”
I Guns escono con 2 album contemporaneamente, entrambi meno heavy/hard rispetto ai precedenti, basti pensare alla presenza di songoli come “Don’t Cry”, “November Rain”, “Live and Let Die” e “Knockin’ on Heaven’s Door”.
Ma la mia canzone preferita è “You Could Be Mine” (inclusa nella colonna sonora del “film Terminator 2 – Il giorno del giudizio”), una canzone tutt’altro che morbida e lenta.
#8 Electronic: “Electronic”
Una sorta di “super gruppo”, con la presenza di Bernard Sumner (cantante e leader dei New Order) e di Johnny Marr (chitarrista degli Smiths), con la sporadica partecipazione di Neil Tennant (Pet Shop Boys).
L’album, a dispetto del titolo e del nome della band, non è “tutto” elettronico, anzi: la presenza di Marr dona all’intero progetto un suono molto rock, sebbene ovviamente accompagnato da tastiere e sintetizzatori.
I voti della stampa specializzata sono molto alti, e l’album arriva nella classifica inglese alla posizione #2. I miei brani preferiti sono “Getting Away with It” e “The Patience of a Saint”.
#7 Roxette: “Joyride”
3° album del duo svedese, che in effetti sembra non perdere un colpo. 1° posto in tutta la Scandinavia (Norvegia, Svezia, Finlandia) ed anche in Germania, 2° posto nel Regno Unito. Si tratta di euro-pop, ma fatto con intelligenza e con estro, e la bravura di Per Gessle e Marie Fredriksson la si evince da brani molto radiofonici come la stessa “Joyride”, “Fading Like a Flower (Every Time You Leave)”, “Spending My Time” ma soprattutto “(Do You Get) Excited?” che è la mia canzone preferita di sempre dei Roxette, sebbene non sia mai stata pubblicata come singolo.
#6 Erasure: “Chorus”
Synth-pop purissimo e di altissima qualità. Un album che nel Regno Unito raggiunge il 1° posto in classifica, e dal quale vengono tratti numerosi singoli uno più bello dell’altro: “Breath of Life”, “Am I Right?”, “Love to Hate You” (pubblicato anche in italiano con il titolo “Amo Odiarti”) e “Chorus”, che dà il titolo all’album ed è la mia canzone preferita.
#5 Nirvana: “Nevermind”
La prima volta che vidi il video di “Smells Like Teen Spirit” in TV c’era il volume a zero – non ne ricordo il motivo – e non seppi riconoscere chi fossero. Visto da lontano Kurt Cobain mi parve Sting (avevo evidentemente bisogno di una visita oculistica), poi alzai il volume e mi accorsi di aver preso un terribile abbaglio. Benché il sound di questa “nuova” band fosse quanto di più possibile lontano dai miei generi musicali preferiti, le canzoni mi piacquero immediatamente, non solo la famosissima “Smells Like Teen Spirit”, ma anche “In Bloom”, “Come as You Are” e “Lithium”. “Grunge”: un termine nuovo ed un genere musicale nuovo, che avrebbe poi avuto successo per parecchi anni.
#4 R.E.M.: “Out Of Time”
Impossibile non parlare di “Losing My Religion”, autentico capolavoro musicale presente in quest’album: si tratta di una delle mie canzoni preferite di sempre, cui sono molto affezionato sia per il testo che per la musica.
Benché Stipe, autore del testo, abbia più volte affermato che la canzone non parli espressamente di religione, è evidente che il testo – che parla evidentemente di uno stato di abbandono e frustrazione – possa essere interpretato in vari modi. Una canzone nella quale ci si può riconoscere, e questo la rende davvero speciale. Altre canzoni degne di menzione sono “Radio Song”, “Near Wild Heaven”, “Shiny Happy People” (un po’ troppo solare per i miei gusto) e “Low”.
#3 The KLF: “The White Room”
Un vero e proprio fulmine a ciel sereno.
I KLF si affacciano sulla scena musicale in modo atipico, con numerosi pseudonimi che sembrano scelti apposta per depistare critica ed ascolattori, ma soprattutto con uno stile musicale unico nel proprio genere. I KLF creano – moderni Tolkien – un mondo immaginario ispirato alla “Trilogia degli Illuminati” (libro scritto negli anni ’70 da Robert Shea e Robert Anton Wilson) che in chiave parodistica parla degli “Illuminati” (setta segreta) e dei “Discordianisti” (religione satirica) che lottano per la conquista del mondo.
Ecco dunque comparire nei testi dei KLF e nella loro iconografia alcuni simboli estratti dal libro:
– “The Land of Mu” ipotetico continente scomparso nell’Oceano Pacifico
– “The Justified and Ancient of Mu”, ossia una setta segreta di MU con i quali i KLF identificano loro stessi
– “Stand by the JAMs”, una sorta di venerazione dei profeti della terra di Mu (JAMs = Justified and Ancient of Mu)
“The White Room” è tutto questo, con canzoni da uno stile unico che viene battezzato “Stadium House”, e singoli eccezionali che raggiungono il 1° posto della classifica inglese: “What Time Is Love?”, “3 A.M. Eternal”, “Last Train to Trancentral” e “Justified and Ancient”. Bizzarri oltre ogni immaginazione, diventano il gruppo musicale che vende più dischi al mondo nel 1991.
#2 Queen: “Innuendo”
Un album struggente, ultima pubblicazione del gruppo con il frontman Freddie Mercury prima della sua morte avvenuta nello stesso anno. “Innuendo” – che dà il titolo all’album – è una canzone di una bellezza incredibile che “insinua” il finale tragico della vita di Freddie. Musicalmente la definirei “divina”, tanto è bella e complessa.
Ma poi ecco che tutte le canzoni ci portano verso il finale che nessuno avrebbe voluto e immaginato: “I’m Going Slightly Mad”, “These Are the Days of Our Lives”, “Bijou” (stupenda!) e “The Show Must Go On”, lo spettacolo deve continuare.
Certo: lo spettacolo continua. Ma senza Freddie sarà tutta un’altra musica.
#1 U2: “Achtung Baby”
Un vero e proprio capolavoro, osannato dalla critica e dal pubblico, che ha venduto nel mondo oltre 18 milioni di copie, vincendo numerosissimi premi. Un album in cui è evidente l’influenza tedesca non solo nel titolo, ma anche nei suoni dato che la band ha registrato gran parte dell’album a Berlino, presso gli “Hansa Studios”. Mi innamorai immediatamente del primo singolo pubblicato, “The Fly”, con la voce di Bono abilmente filtrata, e la chitarra di The Edge regina in alcuni assoli meravigliosi. E poi “Mysterious Ways”, vagamente arabeggiante nella musica, oltre che nel video (girato in Marocco). E poi il capolavoro assoluto dal titolo “One”, una della canzoni moderne più belle mai scritte, e forse il miglior brano della pur lunga e strepitosa carriera degli U2.
Senza poi dimenticare “Even Better Than the Real Thing” e “Who’s Gonna Ride Your Wild Horses”, che completano un’opera musicale che a mio avviso ognuno di noi dovrebbe tenere in casa.