D&D – Domenica e Dischi. I miei album preferiti del 1995

Continua la mia rubrica settimanale “D&D – Domenica e Dischi”, dove faccio una carrellata dei miei album preferiti dal 1973 fino al 2024.
Oggi parliamo dell’anno 1995.

L’anno prima ho lasciato il lavoro come Promotore Finanziario, ed ho intrapreso una nuova avventura lavorativa. Sono entrato in una Azienda come stagista, per la durata di 6 mesi, e poi vengo confermato con un contratto a tempo indeterminato nell’ufficio EDP. Sono contento del lavoro, sono contento dei colleghi, sono contento di avere uno stipendio (per quanto non elevato).
Con Daniela – la morosa – va tutto benissimo. Lei è sempre molto frizzante, studia Giurisprudenza a Padova, e con lei non ci si annoia affatto. Conosco i suoi genitori (lei proviene da un’altra provincia) e divento uno di famiglia, dato che spesso mi ospitano a casa loro nei weekend o durante il periodo estivo.
Il fatto di avere uno stipendio fisso mi consente di iniziare a mettere via qualche soldino, di fare il generoso con Daniela, e di comperarmi la solita valangata di dischi.

Eccovi ora i miei 10 album preferiti del 1995.
Buona lettura.

#10 The Chemical Brothers: “Exit Planet Dust”

“Exit Planet Dust”, primo album dei Chemical Brothers, ha definito un’intera generazione di musica elettronica. Con una combinazione irresistibile di beat travolgenti, campionamenti perfetti e atmosfere futuristiche, questo album cattura l’energia e l’innovazione del suono dei Chemical Brothers. Nel disco si fondono elementi di techno, breakbeat e rock, e lancia i Chemical Brothers come pionieri della musica elettronica contemporanea.

#9 No Doubt: “Tragic Kingdom”

Il successo per i No Doubt arriva con questo album, il terzo della loro carriera. “Don’t Speak” è singolo che li fa conoscere ovunque, e con il quale raggiungono il 1° posto in Australia, Canada, Regno Unito, Paesi Bassi, Belgio, USA, ed il 2° posto in Italia e Germania. Il volto della cantante Gwen Stefani, autrice di moltissime delle canzoni del gruppo, appare su tutte le copertine di musica e moda, e contribuisce al successo del gruppo. Nell’album troviamo anche altri singoli come “Just a Girl”, “Excuse Me Mr.” e “Sunday Morning”.

#8 Take That: “Nobody Else”

I Take That si confermano come la migliore “boyband” a livello mondiale, anche se il termine è riduttivo. Si tende a pensare che una “boyband” sia un prodotto confezionato a puntino dalle case discografiche, con ragazzi carini e intonati messi sul palco per la gioia della ragazzine. I Take That, invece, si scrivono le canzoni (con Gary Barlow come autore principale), suonano alcuni strumenti, sanno cantare e tutto sommato anche le canzoni non sono male. In questo album troviamo per esempio “Sure”, “Back for Good” e “Never Forget” (la mia preferita). Dopo questo album Robbie Williams lascerà il gruppo per tornare poi nel 2010 per l’album “Progress” (bellissimo).

#7 Gianluca Grignani: “Destinazione Paradiso”

Grignani al meglio di sé stesso, con brani meravigliosi come “La mia storia tra le dita” “Falco a metà” e la bellissima “Destinazione Paradiso”. Peccato come nel tempo si sia perso, sia a livello compositivo che a livello personale. Quando si dice “avrebbe potuto fare molto di più”.

#6 David Bowie: “1.Outside”

Questo album di David Bowie, il 20° della sua carriera, è un concept album che segue la narrazione di una vicenda avvenuta nella immaginaria Oxford Town, con il detective Nathan Adler che indaga sull’omicidio di una ragazza di 14 anni. E’ chiara l’ispirazione di Twin Peaks, la famosissima serie TV di qualche anno prima. Le canzoni parlano dei personaggi, le parole pronunciate tra le canzoni aggiungono particolari della vicenda, il booklet che accompagna il disco presenta le annotazioni del detective Adler. Accanto a questo interessante sviluppo del CD, notiamo la collaborazione del Duca Bianco con Brian Eno, dopo oltre 15 anni. Interessanti i singoli estratti dall’album: “The Hearts Filthy Lesson” (utilizzata anche nei titoli di coda delfilm “Seven”), “Strangers When We Meet” e “Hallo Spaceboy”, che raggiunge le classifiche europee nella versione remixata dai Pet Shop Boys.

#5 883: “La donna il sogno & il grande incubo”

3° album degli 883, il primo senza Mauro Repetto, che tuttavia firma il brano “Tieni il tempo”. Max Pezzali esordisce come “band” (e non come duo) a Sanremo con “Senza averti qui”, che arriva all’8° posto. Altre canzoni incluse in questo album sono “Ti sento vivere”, “Una canzone d’amore”, “Il grande incubo” ma soprattutto la bellissima “Gli anni”, vero inno generazionale, e probabilmente la più bella canzone della lunga carriera di Pezzali.

#4 Garbage: “Garbage”

1° album di questo straordinario gruppo americano di electronic rock. Una band straordinaria ed eterogenea, formata da musicisti e produttori di valore mondiale. Per capirci: alla batteria c’è Butch Vig, produttore degli Smashing Pumpkins e dei Nirvana; accanto a lui Steve Marker e Duke Erikson (entrambi chitarre e tastiere), e la ottima voce e presenza scenica di Shirley Manson. Ho avuto la fortuna di vederli dal vivo alcuni anni fa, proprio qui a Padova.
Tra i singoli segnalo “Queer”, “Only Happy When It Rains” (la mia preferita), “Vow”, “Stupid Girl” e “Milk”.

#3 Queen: “Made in Heaven”

Album postumo, pubblicato dopo la morte di Freddie Mercury, il quale aveva registrato le parti vocali prima di morire, dando le istruzioni alla band su come suonare ed arrangiare le canzoni per completare il lavoro.
Il tutto ha un sapore fortemente emotivo, con brani di indubbio valore simbolico, che uniscono lacrime, amore e spiritualità. “I Was Born to Love You”, “Heaven for Everyone”, “Too Much Love Will Kill You” e “You Don’t Fool Me” sono alcune delle gemme incluse in quest’album.

#2 Dead Or Alive: “Nukleopatra”

Ultimo album da studio di una delle mie band preferite, come ho più volte sottolineato nelle precedenti settimane. Ci troviamo un paio di cover – “Rebel Rebel” di Bowie e “Picture This” dei Blondie – ma soprattutto la caratteristica energia delle canzoni dei DoA. Il cantante Pete Burns infarcisce i testi con riferimenti di natura erotico/sessuale, con i quali celebra di fatto la propria vita, votata all’insegna dell’ambiguità. Un album che ha avuto una genesi molto complicata, a livello di produzione, ma che comunque mi è entrato nel cuore, perché mi regala le canzoni di una band che per me ha sempre significato molto.
Tra i brani segnalo “Sex Drive” (grande successo in discoteca, specialmente qui in Italia), “Unhappy Birthday”, “Gone Too Long” ma soprattutto “Nukleopatra”, che dà anche il titolo all’album.
Il cantante dei Dead Or Alive, Pete Burns, non ha mai celato la propria bisessualità, e neppure la sua attrazione per gli individui transessuali.
In questa canzone lui descrive la figura di un transessuale, nome d’arte “Nukleopatra” (da leggersi come “New Cleopatra”, nuova Cleopatra), che si traveste per piacere agli altri uomini.

#1 Oasis: “What’s The Story Morning Glory?”

Nasce da quest’album il mio grandissimo amore per gli Oasis, la mia band di britpop preferita in assoluto. Non amo dunque solo la musica elettronica, no?
Adoro i fratelli Gallagher – che seguo ancora oggi nelle loro carriere soliste – che in questo album propongono canzoni di livello assoluto, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica rock degli anni ’90.
Una combinazione esplosiva di melodie orecchiabili, testi poetici e musica rock irresistibile: gli Oasis hanno creato un capolavoro che ha catturato l’essenza del britpop. Da “Wonderwall” a “Don’t Look Back in Anger”, ogni traccia dell’album brilla per la sua intensità emotiva e la sua immediatezza. La voce carismatica di Liam Gallagher si fonde perfettamente con le chitarre potenti di Noel Gallagher, creando un suono che ci porta attraverso le strade di Manchester e i cuori di una generazione, confermando gli Oasis come una delle band più influenti e iconiche del loro tempo. Un album a mio avviso imprescindibile per chiunque ami il rock britannico.
Tra i brani segnalo le già citate “Wonderwall” e “Don’t Look Back In Anger”, ma anche “Hello” che apre l’album in modo fantastico, “Roll with It”, “Some Might Say”, “Cast No Shadow”, “Champagne Supernova”, “She’s Electric”, “Morning Glory”.
Le ho praticamente citate tutte: l’album è stupendo dalla prima all’ultima nota.

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24 risposte a D&D – Domenica e Dischi. I miei album preferiti del 1995

  1. Enri1968 ha detto:

    Ciao Caro! Tuto ben?
    Garbage ho preso il primo pure io, Butch Vig è un capo per un certo tipo di suono indie, pensa che era ai banchi di registrazione di molti dischi hardcore punk, come per i Die Kreuzen.

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  2. Raffa ha detto:

    Ciao Andrea, oggi scelgo i Take That. Mi piacevano moltissimo, anche se andavano forte tra le ragazzine, e io ragazzina non ero più.

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  3. Paola ha detto:

    Buongiorno Andrew domani vado a prendere Athenina ❤️❤️❤️❤️❤️❤️❤️

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  4. wwayne ha detto:

    Il 1995 fu un anno cruciale anche per me, perché cominciò la mia grandissima storia d’amore con i fumetti di supereroi. Ricordo perfino quale fu il mio primo in assoluto: L’Uomo Ragno Deluxe numero 4. Non lo ricordo con la stessa nitidezza, ma evidentemente scoppiò in quell’anno anche il mio amore per la musica: infatti i tuoi post fino al 1994 incluso parlavano di canzoni a me quasi totalmente sconosciute, le canzoni che hai nominato in questo post invece le conosco quasi tutte benissimo. Quelle dei Take That, degli 883 e degli Oasis in particolare sono dei capolavori assoluti: è come se nel 1995 si fosse creata una congiunzione astrale che ha portato tante band a produrre tutte gli album migliori della loro carriera. Gli unici album che non ho presenti sono quelli che hai messo alle posizioni 6, 4 e 2.

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  5. Vittorio ha detto:

    In un certo senso garbage e Bowie si sono trovati sullo stesso piano musicale. Bel disco di Bowie e ho visto il suo vestito con l’union jack in una mostra dedicata

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  6. gaberricci ha detto:

    Questi li conosco quasi tutti, iniziamo ad avvicinarci ai “miti” della mia generazione. Mi ha incuriosito tantissimo il disco di Bowie: solo un genio come lui poteva pensare di fare un album giallo! Lo voglio recuperare. E se ti piace quest’idea, mi sento di consigliarti (anche se credo che come genere musicale non sia nelle tue corde) Metropolis dei Dream Theater. “Made in Heaven” dei Queen è un bel testamento, e “Too much love will kill you” mi spezza il cuore. Grazie del viaggio!

    P.S.: “OOOOOOOOOOOOH SALLY CAN’T WAIT!”.

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  7. Neogrigio ha detto:

    Oasis, No doubt, garbage… Simboli anni 90. Ma album dei Litfiba ne hai?

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