Quando ero a casa da solo

Da ragazzo le occasioni di rimanere a casa da solo non erano poi così tante.
Bisognava che mancassero contemporaneamente papà (e fin qui era facile, dato che tornava dal lavoro alle 17:30), mamma (casalinga: molto complicato) e fratellino (più piccolo di me di 6 anni).
Ciò poteva accadere raramente.
Durante la settimana, se era scolastica non c’era verso: io andavo a scuola, dunque non potevo essere a casa. Se fossi stato a casa, sarebbe stato per malattia o per vacanze, ma allora sarebbe stata a casa anche mia madre.
Nel fine settimana mio padre non lavorava, dunque anche qui era complicato.
Tuttavia avevamo l’abitudine di andare a trovare i “parenti” (a circa 30 Km di distanza) ogni domenica pomeriggio, ma io con il liceo iniziai ad eclissarmi per motivi di studio, mentre mio fratello non poteva esimersi.
Così, qualche volta, la casa finalmente rimaneva vuota e silenziosa.

Silenziosa per pochi minuti.

Vivevamo in una abitazione singola a 2 piani, senza possibilità di disturbare nessuno.
Ed allora, finiti i compiti, se non avevo accordi con gli amici io inscenavo il “mio” spettacolo musicale.
Stanza immensa al piano terra (ora adibita a cucina, capace di ospitare anche 16 commensali, per capirne le dimensioni).
Dischi, stereo, volume e palla.
Ed io a cantare a squarciagola, con movenze da consumato cantante, fingendo di avere un pubblico osannante di fronte a me.
Era stupendo. Quanto mi divertivo!
Tutte canzoni inglesi: Dead Or Alive, Depeche Mode, Pet Shop Boys, A-ha, Frankie Goes To Hollywood… il periodo era 1984-1988, più o meno, e quelle erano le band in voga che maggiormente mi piacevano.
Andavo avanti per ore intere, molti brani li conoscevo a memoria, per altri mi aiutavo con i testi scritti nella copertina interna degli LP.

Darei qualsiasi cosa per poter rivivere un pomeriggio così: senza nessuno intorno, senza nessun problema se non quello di accontentare l’esigente pubblico immaginario che mi chiedeva sempre un altro “bis”.

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31 risposte a Quando ero a casa da solo

  1. Vittorio ha detto:

    domenica pomeriggio: impegno sociale di famiglia. uscite tutti e nel momento in cui stai per aprire la macchina ti volti verso mdm e le dici: “devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male. andate avanti voi che vi raggiungo.”
    senza aggiungere altro scatti verso casa e ti chiudi nel cesso…
    è fatta!

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  2. fleurerose ha detto:

    Wow! Io recitavo in cameretta. Da consumata attrice, alla fine dello spettacolo, raccoglievo pure rose immaginarie! Wanda Osiris… spostati proprio!;) 😀

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  3. Dodici anni, fase di rifiuto a uscire passeggio di domenica, restavo a studiare con la compagnia del cardellino che, abituato, stava fuori della gabbietta.

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  4. Tsukiko 月子 ha detto:

    Anch’io cantavo chiusa in camera o (peggio/meglio decidete voi) riportavo a voce alta la vita che volevo immaginando di essere in in altra epoca con altri vestiti con tutto un altro coraggio…

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  5. 9 e 3/4 ha detto:

    Io invece ero sempre da sola a casa

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  6. Harley ha detto:

    Spesso mi capitava di rimanere in casa da solo e quindi come te prendevo i miei dischi in vinile, li appoggiavo sul piatto dell impianto hi-fi (un Panasonic) e parliamo metà/fine anni ’80 e con mixer a due vie, regalatomi da uno zio, mi divertivo a mixare i brani piu’ ascoltati di allora: Cindy Lauper, Depeche Mode, Modern Talking..ecc..

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  7. ameliereality ha detto:

    Quanto ti capisco!!!!

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  8. silvia ha detto:

    Bellissimi ricordi 🙂

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  9. Sara Provasi ha detto:

    Anch’io la cosa che preferisco fare da sola è ascoltare la musica senza cuffie o volume troppo basso! 😀

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  10. francescodicastri ha detto:

    Sono andato via di casa a 16 anni, quindi mi è capitato ancora più raramente di rimanere da solo. Una volta sono andato a casa in licenza e i miei non erano ancora rientrati. Ho messo sul piatto gli Iron Maiden, mi sono messo le cuffie, mi sono steso sul divano e… mi sono addormentato. Poichè avevo lasciato le chiavi dietro la toppa, i miei, quando sono rientrati, non riuscivano ad entrare. Dopo mezz’ora di scampanellate, mio padre (aveva più o meno l’età che ho io ora) ha scavalcato il balcone del vicino e per fortuna che una finestra era socchiusa (e che mio padre non è caduto di sotto, direi)…

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