Compito di latino #3

Compito di latino

Marziale (poeta romano del I sec. D.C.).
Dai suoi “Epigrammi” tradurre il verso 65 del libro I, e successivamente darne una interpretazione.

Testo.
Cum dixi ficus, rides quasi barbara verba,
Et dici ficos, Laetiliane, iubes.
Dicemus ficus, quas scimus in arbore nasci,
Dicemus ficos, Caeciliane, tuos.

Traduzione.
Ho detto “ficus”, e tu ridi come fosse una parola straniera,
e vuoi ch’io dica “ficos”, Letiliano.
Allora chiameremo “ficus” quelli che nascono sugli alberi,
e chiameremo “ficos”, Ceciliano, le tue verruche anali.

Interpretazione.
Marziale gioca con le parole. L’assonanza tra i termini “ficus” e “ficos” fa pensare che siano la stessa cosa, ma diventa scherzoso il fatto che siano due cose totalmente differenti. Il “ficus” in effetti è il frutto che oggi tutti noi chiamiamo “fico”, mentre il termine “ficos” (con la ‘o’) significa protuberanza, ed in questo caso indica le verruche anali, considerate al tempo una prerogativa per chi praticava rapporti omosessuali.
Letiliano/Ceciliano sono la stessa persona, uno dei due è un soprannome. Marziale insinua che Letiliano presenti verruche anali perché dedito passivamente ai rapporti omosessuali.

[tutto vero]

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17 risposte a Compito di latino #3

  1. La Grazia ha detto:

    Un giretto nelle Lupanare a caccia di ficas….

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  2. Ahahahahah sti antichi zozzoni ao’ 😂😂

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  3. Alessandro Gianesini ha detto:

    Beh, sapersi divertire con le parole non è certo un’invenzione moderna! 😉

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  4. Vittorio ha detto:

    ecco perchè oggi si usa “figo” e non fico

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