Ricordi di scuola: l’autobus

Iniziai a prendere l’autobus per andare a scuola sin dalla prima media.
Se consideriamo che…
– ero “un anno avanti” avendo fatto la “primina”
– ero basso di statura già con i miei coetanei, figuriamoci in autobus dove trovavo ragazzi fino ai 18 anni
…pensate a quanto disagio io abbia patito, specialmente nei 3 anni della scuola media.

All’inizio al mio paese non c’era nemmeno l’autobus.
Per ben 2 anni mio padre dovette accompagnarmi a prendere l’autobus numero “8” che aveva il capolinea a 2 Km da casa. Il lato positivo era che potevo avere la fortuna di trovare posto a sedere, il lato negativo era che la mia corsa partiva circa alle 7:10, per cui la mia sveglia era parecchio anticipata.
Tornare a casa era un maggiore incubo, dato che prendevo l'”8″ in Prato della Valle – importante snodo in centro Padova – e l’autobus era sempre immancabilmente pieno, cosicché spesso dovevo attendere quelli successivi per poter salire. Alle medie il mio orario scolastico era a tempo pieno, così rientravo tardi nel pomeriggio e mio padre poteva venirmi a recuperare al capolinea dell'”8″ per poi portarmi a casa.

Dopo un paio d’anni venne inaugurata la nuova linea degli autobus, la “24”, che passava vicino a casa mia.
Gli autobus destinati a questa linea erano sempre i più vecchi e malridotti dell’intero comune di Padova, sembrava di salire su carrozze d’epoca talmente erano vecchie ed in cattivo stato di manutenzione.
Io salivo alla terza fermata, ma l’autobus arrivava sempre stracolmo, perché la zona da cui partiva era densamente popolata.
Quante volte il “24” tirava dritto per l’impossibilità di far salire ulteriori persone, e quante volte io ed i miei amichetti ci siamo trovati schiacciati con gli zaini contro le porte che si richiudevano dietro di noi, spesso lasciando fuori una parte dello zaino!
Io poi, piccolo e mingherlino, soffrivo moltissimo il “mal d’autobus”, perché non riuscivo a raggiungere gli appigli da afferrare per mantenere l’equilibrio (non che servissero quando eravamo pigiati come sardine), ed in più di una occasione ho sofferto di mancanza d’aria, creando preoccupazione agli altri passeggeri.
Un giorno, lo racconto senza vergognarmene troppo, ho pure vomitato in autobus. Ma, per fortuna, si era già un po’ svuotato e ho avvertito tutti urlando “sto per vomitare!!!” e non ho sporcato nessuno, se non il pavimento.
Brutto periodo, comunque.

Quando iniziai le superiori, il “24” iniziò ad avere la linea “24/bis” con un capolinea differente, proprio a 100 metri da casa mia.
La situazione cambiò moltissimo: potevo tranquillamente trovare posto a sedere, vicino ai miei amichetti, e non rischiare più la decapitazione presso le porte di entrata/uscita. Il ritorno, tuttavia, restava un terno al lotto, dato che le corse erano comunque sempre troppo poche in relazione al numero di utenti.

Ho continuato a prendere l’autobus anche durante gli anni universitari, ma ormai era tutto cambiato. Il “24/bis” aveva ormai vetture moderne, le corse erano diventate più frequenti, ed io nel frattempo ero cresciuto di statura e riuscivo a raggiungere le maniglie poste in alto per non perdere l’equilibrio.

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66 risposte a Ricordi di scuola: l’autobus

  1. Vittorio ha detto:

    in stile stazione della metro di tokyo attrezata con del personale che spinge i viaggiatori dentro le carrozze per evitare che rimangano incastrate tra le porte in chiusura

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  2. egle67 ha detto:

    Qui a Bergamo è ancora così. I mezzi di trasporto pubblici sono insufficienti . E ci si risolve sempre a usare le auto dei genitori , oppure a comprare un vespino appena l’età lo consente .

    A Milano dove ho vissuto la mia adolescenza i mezzi ti portano ovunque e già nel 1980 non c’era da aspettare molto ma per le superiori decisi di fare pochi passi. Ci andavo a piedi e mi piaceva un sacco

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  3. Facevo l’autostop per non prendere l’autobus all’andata. Al ritorno era più difficile trovare qualcuno che ti prendesse su. Già alle medie avevo iniziato a chiedere passaggi.
    L’ho raccontato nel blog
    Altri tempi
    Buona giornata

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  4. valy71 ha detto:

    Ti capisco, io prendevo l’autobus alle Superiori e per andare all’università, era una corsa continua. L’autobus da capolinea a capolinea e spesso era stipato di persone, come la metropolitana. Molti erano viaggi della disperazione.
    Una volta rimasi chiusa tra le porte dell’autobus.

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  5. Fa minore ha detto:

    Io fino a medie comprese andavo a piedi con varie compagne che si aggiungevano lungo il percorso, ma alle superiori (anche se la fermata del mio bus era vicina a casa) lo “stile sardine” era lo stesso!

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  6. emaki81 ha detto:

    Che forte, mi hai portato indietro nel tempo…io a scuola andavo a piedi, all’ università invece prendevo prima il treno e poi l’autobus… Mi ricordo bene le ore di punta con viaggi tipo carro bestiame e le persone stampate contro i finestrini… come dimenticare il “17” alle 7:30 del mattino!qualcuno poi rimase incastrato anche nelle porte del treno, che si fermava in attesa della polizia ferroviaria aggiungendo ritardo a quello che già aveva… però adesso da disabile che i mezzi pubblici non posso più usare ricordo quei viaggi della speranza con nostalgia… ciao!

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  7. Paola ha detto:

    Io prendevo il tram, il 4 sotto casa, semi vuoto…..che tempi Andrew

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  8. luisa zambrotta ha detto:

    Hai raccontato proprio le mie (dis)avventure sul pullman: ero e sono piccolina e i sostegni in alto erano una meta irraggiungibile!

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  9. i primi 2 anni delle medie prendevo anch’io l’autobus…poi in terza media costruirono la scuola nuova più vicina così andavo a piedi o in bici ( scuola che ho inaugurato e che in questo periodo è in ristrutturazione)

    Il problema arrivò con le superiori, istituto in periferia dove l’autobus non arrivava per cui sveglia presto perché poi dalla fermata mi dovevo fare una bella camminata

    pensandoci ora solo il liceo classico era ubicato in centro, tutti gli altri erano dislocati nelle periferia

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  10. Raffa ha detto:

    Io sono sempre stata vicina alle scuole. Elementari e medie a 100 metri da casa, e per il liceo andavo in bici, 10 minuti da casa. Prendevo l’autobus per andare a casa dei compagni di scuola che stavano più lontano perché mia mamma aveva paura a farmi andare in bici fuori città. L’ho ripreso per la prima volta qualche anno fa perché a Ravenna c’è stata una gran nevicata e non mi azzardavo a guidare la macchina. Così sono andata a fare la spesa in autobus: esperienza deleteria da non rifarsi mai più.

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  11. Evaporata ha detto:

    Buondì Andrea. Io abitavo in un città piccola, non c’erano nemmeno i mezzi pubblici urbani, quindi sono sempre andata ascuola a piedi. Le superiori poi erano addirittura a duecento metri da casa mia, eppure riuscivo ad arrivare spesso in ritardo. 😉

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  12. Lisa ha detto:

    La mia scuola elementare era di fronte a casa, mentre medie e superiori le raggiungevo in bicicletta.
    Per l’università invece era come tu racconti con treno+metro+autobus, caldo, ritardi, sardine ecc.
    A me nonostante tutto piaceva un sacco fare la pendolare, ma ero già grande, rispetto a te che eri ancora ragazzino

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  13. Daniele Colombo ha detto:

    Io sono stato più fortunato, a Milano a scuola dopo i primi giorni accompagnato da mia mamma, andavo da solo a piedi in compagnia dei miei amici e compagni di classe. Durante il periodo delle medie ho cominciato a utilizzare i mezzi pubblici per diletto, apprezzando il servizio offerto dall’ ATM, azienda municipale milanese. Per cui non ho sofferto particolari disagi quando nelle superiori, dovevo utilizzare autobus, filobus, tram. Le distanze erano grandi, il traffico intenso, i tempi di percorrenza lunghi, l’affollamento una normalità ma non ci lamentavamo perché comune a tutti. Ora ripenso con nostalgia a quel periodo.

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  14. Neogrigio ha detto:

    Ho preso l’autobus per 5 anni, quelli del liceo che ho frequentato a Castelbuono, a circa 20 km dalla mia Cefalù. Qua ti ricordi incredibili!!!! Il periodo più bello della mia vita

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  15. gaberricci ha detto:

    Ho usato molto l’autobus durante l’università, e mi ricordo una volta che era talmente pieno che siamo rimasti tutti pigiati contro le porte anche se delle persone erano scese e un po’ di spazio si era creato. Ed io, che ero appena uscito da una lezione di fisica, me ne uscii con un “Ridisponetevi in maniera entropica, per favore!” :-).

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  16. alicespiga82 ha detto:

    Alle elementari mi portava avanti e indietro mio nonno, in macchina. Alle medie andavo a piedi, in gruppo con i miei amici. Alle superiori ho scelto una scuola vicina: avevo solo tre fermate, però di autobus ce n’erano pochi, quindi mi toccava levataccia al mattino e ritorno murata viva tra milioni di corpi. All’Università, sempre in autobus: la strada era lunga e approfittavo per leggere, sistemare gli appunti, studiare. Con il primo lavoro sono passata al trenino e i primi erano vecchissimi (in estate, l’aria condizionata non si poteva regolare e dentro c’era l’odore delle celle frizer)! Adesso hanno rinnovato tutto ed è molto meglio. 😉

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