Alle elementari in classe mia eravamo in 15.
Di questi ragazzini, ben 14 si ritrovarono in classe insieme anche alle medie, uno solo cambiò scuola.
Io.
Ma non ci eravamo trasferiti, semplicemente i miei genitori decisero di iscrivermi ad una scuola in centro a Padova (io abitavo in periferia).
L’elenco degli aspetti negativi di questa scelta furono moltissimi, acuiti dal fatto che si trattava di una scuola a tempo pieno.
Mentre i miei compagni andavano a scuola magari a piedi o in bicicletta, io mi svegliavo prestissimo perché avevo l’autobus alle 7:00.
Avendo fatto la “primina”, ed essendo comunque basso di statura anche con i coetanei, prendere l’autobus per me era una tortura, perché nel pienone mattutino spesso non riuscivo ad aggrapparmi e mi sembrava di morire soffocato im mezzo alla gente.
Non esistevano i cellulari, per cui non riuscivo a comunicare con i miei genitori fino al tardo pomeriggio, al rientro. Mi sentivo abbandonato.
Per lo stesso motivo non riuscii a legare con i compagni di classe, che provenivano da varie zone di Padova, e che io non fequentai mai. Niente WhatsApp all’epoca, sorry.
Arrivando a casa verso le 18:00, stravolto e magari con qualche compito da fare (poesie da imparare a memoria, disegni di educazione tecnica da completare), persi i contatti con gli amichetti di quartiere, che invece avevano molto più tempo di me per incontrarsi e giocare insieme.
Addio anche al pallone da calcio, dove non me la cavavo affatto male.
A volte, al termine delle lezioni, andavo a piedi in una palestra poco distante dalla scuola per fare ginnastica correttiva contro la scoliosi. In quei giorni tornavo a casa verso le 19:00, però almeno c’era mio padre che mi veniva a prendere in auto (se la Prinz per voi è un’auto).
La scuola era solo maschile. Per uno come me – piccolo, timido ed impacciato – questo procurò molte limitazioni nei rapporti con le ragazze, con le quali iniziai a relazionarmi solo verso i 16 anni (relazionarmi = salutare e parlarci insieme).
La scuola era privata, e molto costosa. Mio papà era un semplice impiegato, mia mamma casalinga. Un tale impegno economico si giustifica solo con il fatto che speravano che la scuola, gestita da sacerdoti, potesse darmi una educazione migliore delle altre scuole. Visto il giro di giornalini porno ed il linguaggio blasfemo che sentivo uscire dalla bocca di molti ragazzi, direi che l’esperimento fu un fallimento.
Ricordo mal volentieri quel periodo: furono 3 anni in cui la mia personalità venne totalmente annullata, piansi all’inverosimile e mi ci volle molto tempo perché riacquistassi un po’ di fiducia in me stesso.
Dovrei incolpare i miei genitori di tutto questo, ma a cosa servirebbe? Io non starei meglio, e comunque la loro scelta (che tra l’altro portò a parecchie rinunce a livello familiare) venne fatta a fin di bene. Il mio.
oh mamma! ma questa è una storia tristissima! peggiorata dal fatto che i tuoi genitori si siano svenati per farti soffrire. penso che comunque sia stata anche questa un’occasione di crescita, quello che non ammazza fortifica.
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Per questo non riesco a dal loro alcuna colpa, l’hanno fatto con sacrificio per il mio bene.
Ma non si sono mai chiesti come io mi sentissi.
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si infatti, anzi sono da ammirare
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A quei tempi non era contemplato…
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Se alla prima riga strappi un sorriso, dalla terza in poi traspare un senso di malessere che ti accompagna fino all’ultima riga.
Anche io ho frequentato scuole fuori dal paese, anche io sono rimasta tagliata fuori dalle amicizie del paese per averle solo a scuola, anche io ho fatto la primina.
Io capisco cosa hai vissuto perché per un breve periodo di tempo l’ho vissuto anche io, poi però…
Ho un carattere socievole, non faccio fatica a fare amicizia con sconosciuti, parlo con tutti e spesso troppo.
Ecco.
Io credo che i tuoi abbiano fatto un fantastico sacrificio per te.
Io credo che se timido eri e timido sei la “colpa” non è della scuola.
Questa è la tua personalità che sarebbe stata uguale anche se tu avessi frequentato la scuola del paese, si sarebbe solo manifestata in altro modo…
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Però mi sarei trovato con gli amici d’infanzia. Non vorrei che la mia timidezza si sia ingigantita a causa di questa esperienza, ma nessuno può dirlo.
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Secondo me no, si sarebbe manifestata comunque, magari in un altro momento ma con la medesima intensità…
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Devo dire che è davvero molto triste! I genitori non chiedono mai ai figli cosa pensano; tu ti saresti risparmiato tre brutti anni (anche se credo alla fine tu ne abbia tratto un buon insegnamento) e loro si sarebbero risparmiati parecchi soldi.
A volte è difficile parlarsi davvero …
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Io mai avrei voluto finire in quella scuola, ma è ovvio che poi alcuni insegamenti li ho comunque tratti.
Riguardo i soldi, ti assicuro che erano davvero tanti per le tasche di mio padre.
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Lo immagino
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Questo tuo pezzo mi ha commossa in principio, per poi indurmi a riflettere su come noi genitori spesso sbagliamo pensando di far del bene.
Quello che hai vissuto da ragazzino è terribile nella misura in cui, oltre ad esser stato male, non hai mai nemmeno potuto urlarlo per un senso del dovere nato dalla riconoscenza.
Un cortocircuito affettivo. Il male dell’amore.
Mi chiamo Stefania Diedolo, ti ho trovato per caso. Ora ti seguirò, molto piacere.
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Ciao Stefania, piacere io sono Andrea (anche se nel blog mi firmo diversamente).
Quest’anno mio figlio ha iniziato le superiori, la sua scelta (istituto tecnico) all’inizio non mi piaceva, perché pensavo che per lui fosse più appropriato un liceo. Ma poi, anche memore delle mie esperienze, ho lasciato che fosse la sua scelta a prevalere. Ora, dopo due mesi, credo che sia stata la scelta migliore.
I miei genitori hanno sbagliato a fin di bene, magari anch’io (in altri ambiti) sbaglio allo stesso modo.
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Si lo so, io pure sbaglio a fin di bene.
Purtroppo non nasciamo genitori, impariamo poco per volta ad esserlo.
Tu sarai certamente un ottimo papà.
Andrea, il tuo nome mi è molto famigliare.
Un saluto, a la prochaine
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Alla prossima, ciao
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Senti, i miei mi mandarono in una privata per temermi fuori da politica e scioperi. Risultato professori scadenti e compagni figli di ricchi. Non è stata dura come per te ma ha rafforzato la mia timidezza e non mi ha preparato bene. Acqua passata, oggi mi commuovo pensando all’amore che ci hanno messo nel tentativo di darmi il meglio e, anche questa è una lezione positiva.
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Ciao, non ho scritto tutto nel post:
1) io ero circondato da figli ricchi. C’era chi veniva a scuola con l’autista.
2) la preparazione era scadente, lo capii quando cambiai scuola alle superiori e mi accorsi che avevo 2 marce in meno degli altri.
Situazioni identiche le nostre.
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Loro per il bene tuo , tu per il bene loro ,la situazione ha tirato avanti solo facendo danni…
Tanti soldi mal spesi, per i genitori e tanto disagio per te….
Per quanto riguarda i telefonini , mi chiedo spesso: come facevamo senza?
E io , che sono stata una delle ultime ad averlo ,perché mi sembrava una questione di Moda e nient’altro, adesso non potrei farne a meno…
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Io potrei benissimo farne a meno come utilizzatore attivo, ma per ricevere telefonate e messaggi ovviamente è utile anche a me.
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Intendevo proprio questo, infatti….
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Anch’io appoggio la scelta dei tuoi genitori. Anche se si poteva prendere in considerazione l’idea di cambiare scuola al secondo anno… ma ormai
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Diciamo che fu una scelta che io mai avrei preso in considerazione per mio figlio
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Quella di cambiare scuola dopo che vedi che tuo figlio sta male o quella di staccarlo dai suoi compagni delle elementari?
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Quella di staccare mio figlio dagli amici delle elementari (contro la sua volontà, perché io mica ci volevo andare in quella scuola!)
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Beh io invece sostengo la scelta dei tuoi genitori: i bambini sono facilmente adattabili, anche se non in tutto e per tutto. Ecco perché si poteva comunque far qualcosa dato il disagio che patisti già da subito
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Non saprei.
Che vantaggio reale avevo ad andare in quella scuola? Insegnanti migliori? Educazione? Difficile da quantificare.
Gli svantaggi invece erano facilissimi da individuare: stop al tempo libero, stop amici, stop calcio, stop a tutto quello che mi piaceva. E in più costava un botto.
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Evidente i tuoi gneitori hanno messo la tua educazione davanti a tutto. Alla fine, a livello generale, le scuole medie private forniscono un’educazione “piu’ alta” rispetto alle altre, nel senso classico. Io me ne resi conto subito alle superiori (avevo compagne che venivano da scuole private ed erano molto piu preparate e “spicce”)
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Esperienza diversa, la mia.
Quando al liceo tornai ad una scuola statale mi trovai notevolmente meno preparato rispetto ai miei compagni.
Ma credo che ogni esperienza faccia storia a sé.
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Effettivamente è così. Io parlavo in termini generali, anche se in fondo ho solo le mie esperienze e le dicerie.. dovrei chiedere ai professori
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Sai Andrea che fare il mestiere di genitore è davvero difficile? Anche a me è successo che nonostante ero bravissima a scuola, i miei non insistettero per farmi proseguire gli studi e così andai a lavorare a 14 anni, un errore madornale che in sostanza ha stravolto tutta la mia vita. Mio fratello ( maschio), invece proseguì tre anni in un istituto tecnico e poi abbandono’ la scuola…la logica avrebbe voluto che io continuassi e mio fratello andasse a lavorare. Questi errori sono frutto di retaggi culturali sbagliati, ignoranza, come appunto, l’idea che il maschio dovesse avere la precedenza nell’istruzione. No, non possiamo fargliene una colpa, perché agivano in buona fede, certamente io, non posso dire di essere felice, poiché già la vita è stata carogna, con un titolo di studio, forse lo sarebbe stata di meno. Ciao!!!!
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Erano altri tempi, la cultura era differente rispetto a quella di oggi. Fargliene una colpa credo sia errato, ma sottolineare l’errore va fatto comunque. Peccato per la tua voglia di studiare. Cosa ti sarebbe piaciuto fare?
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Assolutamente docente in storia dell’ Arte!!! 😊
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Il mio prof di arte fu il grande Dionisio Gardini, pittore contemporaneo abbastanza famoso nonché celebre papà di Elisabetta
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Ne sono felice! Visto che scuola avrei scelto? Però se ci penso… ne sono fiera, perché se a 14 anni sognavo così, insomma, mi son mancati i soldi ma avevo un bel cervello! Dolce notte, Giusy
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Le scelte che facciamo x il bene dei nostri figli nn sono sempre un bene x loro. Noi crediamo e speriamo. X questo cerco di fsr fare a mio figlio ciò che lui ha voglia di fare. Senza inposizioni… anche xche io vengo da un paesino piccolo dove si poteva fare poco e con quel poco ci siamo sempre divertiti adesso viviamo in una città e qui da fare ce ne sono… ma va bene poco e costante 😉 a domani caro… e stai sereno che di orrori ne commettiamo tutti :*
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Tra vent’anni magari mio figlio avrà un blog dove farà l’elenco dei miei errori
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Ovvio… ma ci sarà uno snapchat o che ne so io dove nn si sprecheranno molto a scrivere e/o pensare credo 😉
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Ne hai mai parlato con i tuoi?
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Sai una cosa? No.
Non che mi venga in mente.
Di certo mi sono lamentato più volte in quegli anni, ma una presa di posizione netta e decisa (a parte che non sarebbe stata nel mio carattere) non l’ho mai fatta.
Mille volte avrei voluto parlarne nei decenni successivi, ma non l’ho mai fatto, perché sarebbe stato come incolparli, il ché non è assolutamente nelle mie intenzioni.
E poi il tempo lava via ogni lacrima.
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Sì parlarne in seguito non avrebbe più avuto senso… però credo che anche se il tempo lavi vi ogni lacrima, l’amarezza sarà sempre viva…
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Anch’io son stato ‘deportato’ in quarta elementare, da una scuola straniera (in Italia) ad una italiana dove erano già i miei fratelli. Chissà come sarebbe andata se avessi continuato là. Ricordo però che fu difficile all’inizio adattarmi a tutti quegli sconosciuti ed alle rigidità, alle modalità del tutto diverse di fare e stare a scuola, malgrado abbia avuto maestri e professori veramente in gamba ed innovativi. Penso anch’io (tanto più ora che sono a mia volta genitore) che si sbaglia cercando comunque di fare il meglio .
P.s.: Ho appena iniziato a seguirti e mi piace molto quello che racconti e come scrivi. Sarà l’omonimia? 🙂 un abbraccio
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Ciao Andrea, e grazie per il tuo commento.
In effetti, guardando indietro, ognuno di noi può elencare situazioni di disagio che soltanto il tempo (e forse nemmeno lui) può lenire. Incolpare non serve a nulla e non sarebbe nemmeno giusto, credo che le scelte fatte (almeno nel mio caso) furono prese per il mio bene.
A presto
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Ecchime,,,in ritardo ma sul pezzo. Si come te. Le medie statali del mio paese allora, sembravano non preparare bene e allora mia madre decise così. Dispendio di soldi sicuro. Ma sai quante volte io le dicevo- MI hai portato in una prigione di suore malefiche!!!- non so forse per tutti e tre gli anni. Come si dice repetita iuvant. Ma mia mamma lavorava era la mia nonna che pativa le suore. Al saggio veniva la nonna, alle olimpiadi (che lasciamo perdere) veniva la mia nonna…che poi a me che ci fosse qualcuno non me ne fregava granchè. Mi fregava invece, tornare con i miei compagni: il Lele, l’Andre, L’antonio, il Luca…si perchè i miei migliori amici erano tutti maschi. Tutti. Alla faccia delle suore che poi mi hanno bloccato. Le malefiche.
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Le suore avevano a quel tempo una visione distorta di Dio e della religione. Un Dio punitore, sempre pronto a colpire ogni tuo anche minimo errore, che non corrisponde al Dio della religione. E poi loro, le suore, con i loro dogmi auto-inflitti, con metodi frustranti per forgiare il pensiero delle giovani. Una continua repressione utile solo a giustificare se stesse.
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Eccome. Parole sante!!! E poi tu pensa che litigavano tra loro!!! Cattive proprio!!!
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Si reprimono sessualmente e mentalmente, una sorta di auto-flagellazione, e desiderano che altre lo facciano per condividere il patimento.
Assurde.
A dire il vero non tutte le suore son così, ma lo sono specialmente quelle dedite all’insegnamento. Le suore di ‘parrocchia’ che avevo io erano totalmente differenti.
Il mio collega Achille direbbe che a loro per ragionare ci vorrebbe una bella scopata, ma io sono un signore e non posso dire una cosa del genere.
😀
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Nel mio blog puoi dire tutto. È chiuso. Tutto è concesso…ma ha ragione!!! E sticazzi!!!
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Sorry passo solo ora… ovviamente è un racconto molto triste e avvilente (sotto molti aspetti). Io mi rivedo molto in questo racconto, soprattutto per l’annientamento dell’autostima… ma la mia è un’altra storia
Una domanda… o forse due: hai mai detto, in quegli anni, hai tuoi genitori che non volevi andare in quella scuola? Hai mai chiesto di tornare con i tuoi compagni?
Te lo chiedo perché, ripensando ad alcuni episodi della mia infanzia/inizio adolescenza, mi sono resa conto che “subivo” alcune decisioni dei miei, ma non ho mai detto nulla, all’epoca… Chissà, se lo avessi fatto, magari non sarebbe cambiato nulla oppure sì…
seconda domanda: ma se tua mamma faceva la casalinga come mai eri solo a casa quando rientravi? O forse ho capito male io ^_^
Comunque hai tutta la mia solidarietà ❤
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No, Sara, io non ho mai detto nulla. Ma ho pianto litri di lacrime da solo in camera mia.
Riguardo il rientro da scuola: si trattava di una scuola a tempo pieno, rientravo a casa alle 17:30 circa, TRANNE quando andavo a ginnastica correttiva contro la scogliosi, in quei casi ero a casa alle 19:00. Mamma era a casa, ormai era quasi ora di cena.
Anni per me difficilissimi, che davvero non rivivrei mai, per nessun motivo.
Da quello che ho capito, anche le tue scuole medie non devono essere state una passeggiata.
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Esatto… elementari e medie da incubo 🙄 considerata svogliata i “stupida” da professori e compagni…. da adulta ho scoperto di essere dislessica 🤗
Dalla seconda media però ho trovato un mio metodo di studio (si impara a compensare) e le cose sono migliorate un po’
Anch’io non tornerei indietro per nulla al mondo 😅
Meglio essere adulti 👍
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Ho letto sul tuo blog del tuo rapporto con la dislessia. Purtroppo, specialmente nei decenni scorsi, questa caratteristica non veniva individuata oppure non le si dava il giusto peso. È un bene aver capito la radice dei propri problemi, credo che dopo le cose siano andate molto meglio, no? Molte persone, anche famose, hanno a che fare con la dislessia, vero?
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Esattamente, oggi giorno si presta più attenzione anche se ti assicuro che ci sono ancora tanti e tanti scogli da superare… Eppure basterebbe così poco per rendere la scuola e quindi l’istruzione adatta a tutti… ma questa è un’altra storia!
Ai miei tempi si sapeva ancora poco e io non ho incontrato mai nessuno che mi ha capita… Solo da adulta, ho compreso e comunque mi è servito solo per rinfrancarmi. Il metodo compensativo l’ho trovato da sola, perché a differenza di molti altri non mi sono voluta arrendere, ho insistito e insistito, insomma dovevo imparare e piano piano ho trovato il mio modo. Anche se ho comunque i miei limiti… Cerco di Aggirare le mie difficoltà, ma sapere che non sono Stupida è stata la cosa più bella ^_^
ps.: anzi a quanto pare non ho nemmeno un QI basso 😉
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Credo ci possano essere vari livelli di dislessia, io ne ho solo una vaga conoscenza. Ho mia moglie che spesso confonde termini e concetti, credo possa anche lei avere una lieve forma di dislessia, ma dato che non è una cosa grave non abbiamo mai approfondito.
Mi sono accorto che se lei aspetta prima di parlare e pensa a ciò che vuol dire, si esprime senza problemi. Se invece parla velocemente confonde i termini, ma ti assicuro che non è una cosa grave nel suo caso.
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^_^ potrebbe essere in tal caso sei molto fortunato, perché noi siamo persone speciali ❤ (non per vantarmi 😛 ) Comunque, io ho scoperto di essere dislessica leggendo un libro che ne parlava, praticamente leggevo e mi ritrovavo, non in tutto ma in alcune cose sì… Ormai da adulti abbiamo già imparato a controllare e "sistemare" le nostre difficoltà. Io ho fatto perfino l'impiegata con ottimi risultati. Di solito durante l'adolescenza, si impara a compensare ^_^
Io ad esempio da quando scrivo sono migliorata tantissimo… e il computer (correttore automatico) mi aiuta moltissimo. Faccio spesso errori ricorrenti, che ormai conosco e so che li faccio, quindi poi torno indietro e correggo 😉
Se tua moglie vuole fare un test, semplice e veloce, per scoprire se è veramente dislessica, segui il link https://leggimiscrivimi.wordpress.com/scoprirmi-dislessica/
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Ti ringrazio della segnalazione, alcune di queste domande (lo so già) per lei avrebbero risposta affermativa.
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Vedi ora non per fare promozioni, ma il libro della grazia cerca di evitare queste situazioni di disagio generazionale, hai raccontato una storia molto si ile a quella di luca barbareschispero non fino in fondo.
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Nei decenni scorsi c’era meno attenzione per i disagi dei ragazzi.
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Nella mia epoca scolastica mai avuti disabili in classe, le emozioni si ma venivano considerati capricci, ora penso ogni bene del home school
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