The Prodigy

Nel 2005 i Prodigy vennero in concerto a Padova a pochissimi Km da casa mia, ma non potei assistere al concerto perché in convalescenza dopo un delicato intervento chirurgico.
Mi ero tuttavia ripromesso di andarli a vedere dal vivo, prima o poi, e questa occasione è finalmente capitata venerdì scorso.
Brutti, sporchi e cattivi.
Ma perché mi piacciono i Prodigy?


La loro musica è definibile come metal-electro, energia pura, molto fisica, ben distante (per esempio) dalla raffinatezza stilistica dei miei beniamini Pet Shop Boys.
Ma i Prodigy impersonificano una parte nascosta del mio carattere: la voglia repressa di ribellione, il desiderio di sfogarmi contro chi mi rompe gli zebedei, la necessità di urlare contro tutto e contro tutti ma che io covo dentro come la lava di un vulcano. Tutto ciò unito alla loro voglia di scuotere in benpensanti, con atteggiamenti e look volutamente provocatori.
Così come provocatoria è la loro musica.
Musica tuttavia prevalentemente elettronica, e forse è questo il motivo principale per cui mi piacciono.

Venerdì sera dunque ero a Treviso, al Festival “Home” pieno di eventi musicali nell’arco di 4 giorni. Il primo festival della mia vita.
Un palco principale e 4 palchi minori, dove si alternano gruppi meno noti o con meno seguito.
La pioggia rovina l’attesa del concerto dei Prodigy, in molti ci rifugiamo nel tendone coperto che ospita “I Ministri”, band rock italiana: davvero bravi, e con molti fans al seguito.
Poi alle 22:30 smette di piovere in coincidenza con il concerto che attendevo, io mi posiziono abbastanza vicino al palco.
Il concerto inizia con una energia esplosiva, il pubblico (al 90% composto da ragazzi di 20-30 anni) inizia a saltare e a pogare, io ho 20 anni più di loro e non riesco fisicamente a tenere il loro ritmo.

Keith, il vocalist

alimenta la voglia di pogare del pubblico (15mila persone) gridando in italiano “carico! carico! carico!”, ottenendo l’effetto sperato.
MDM (Mia Dolce Metà) (rimasta a casa) mi prende in giro: ma non ti senti un nonno con tutti questi giovani?
Beh, Keith ha la mia età, devo essere proprio io a sentirmi vecchio?

Dopo 4 brani decido di allontanarmi dal palco, per evitare il peggio durante il pogare del pubblico. Mi trovo un po’ più distante, ma il concerto me lo godo ora molto di più, e posso fare foto e video senza che vengano “mossi”.
Nel frattempo musica e luci sono un tutt’uno, per uno spettacolo che coinvolge al 100%.

I Prodigy snocciolano i loro brani più famosi (“Firestarter”, “Breathe”, “Smack My Bitch Up”, “Omen”) intercalati da qualche decina di “fuck”, ed io mi faccio trasportare dalla loro musica, di fatto perdendo 20 anni in un colpo solo.
Puro divertimento, ed io mi godo il concerto che da tanti anni attendevo.

Quando finisce il concerto (con una canzone dal titolo “Take Me To The Hospital” tanto per capirsi) mi trovo esausto, ed i 20 anni appena persi ritornano tutti.
Mi sposto nel palco numero 2 per godermi i Prozac+, un grande ritorno dopo tanti anni di pausa.
Bravi e, almeno a prima vista, quasi emozionati di ritrovarsi con i fans davanti a loro. E’ ormai notte inoltrata, alla fine di “Acida” mi incammino verso l’uscita mentre inizia un diluvio di pioggia che, nonostante il k-way, mi inzuppa dalla testa ai piedi.

Ma io sono soddisfatto, e la pioggia non la sento neppure.

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24 risposte a The Prodigy

  1. Vittorio ha detto:

    ciao andrea
    bella esperienza
    dei prodigy mi piacevano i brani più noti
    musica dura
    non sapevo che i prozac fossero ritornati a distanza di anni
    hai fatto un bel viaggio nel tempo

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  2. Ehipenny ha detto:

    Una mia cara amica li adora, è andata al concerto e chissà che non sia lo stesso, magari era lì a pogare con te 😅 A me come genere non fa impazzire, gusto personale… ma i concerti e i festival sono atmosfere uniche 🙂

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  3. noir622224124 ha detto:

    Alcune mi piacciono altre un po’ meno

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  4. Sara Provasi ha detto:

    Bellissimi!!! 🔝🔝🔝

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  5. ameliereality ha detto:

    Grandi Prodigy, ma pure Prozac + e Ministri e grande tu che hai retto alla grande questo festival che avrebbe steso anche un ventenne! Che vecchio e vecchio!

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  6. Pingback: Il mio 2018: la musica | Non sono ipocondriaco

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