D&D – Domenica e Dischi. I miei album preferiti del 1990

Continua la mia rubrica settimanale “D&D – Domenica e Dischi”, dove faccio una carrellata dei miei album preferiti dal 1973 fino al 2024.
Oggi parliamo dell’anno 1990.

Nel 1990 continua la mia avventura universitaria (Scienze Statistiche ed Economiche), ed i voti iniziano ad essere più alti dopo un inizio a rilento. E’ una facoltà che mi piace davvero e nella quale trovo grandi soddisfazioni. Anche con la morosa, Chiara, va tutto bene. Lei è benvoluta dalla mia famiglia, io sono benvoluto dalla sua.
Già: la sua famiglia. Capisco piano piano che viaggiamo su due livelli differenti: io sono figlio di un impiegato ed una casalinga, ed ho sempre fatto i conti con delle risorse economiche limitate. Lei invece è figlia di un professore universitario e di una professoressa delle scuole medie, e sono – se non proprio ricchi – certamente benestanti. Molto benestanti.
Una differenza di “status” che purtroppo alla fine inciderà sul nostro rapporto.
Continuo a dare ripetizioni, il ché mi garantisce quell’introito che mi permette di non pesare sui miei genitori per quanto riguarda la morosa (regalini, pizze, uscite varie), le partite di calcio e – naturalmente – i dischi, che continuo a comperare avidamente. Anzi, ora ho anche il lettore CD, per cui ai vinili si aggiungono questi nuovi supporti che garantiscono una qualità audio migliore e di più semplice fruizione. E spesso sui CD singoli vengono pubblicati “Lati-B” o remix differenti rispetto alla versione su vinile, per cui spessissimo mi trovo a comperare, per i singoli che mi piacciono e colleziono, sia il 45 giri, sia il remix su vinile, sia il CD singolo.

Eccovi i miei 10 album preferiti del 1990.
Buona lettura.

#10 Madonna: “I’m Breathless

Si tratta della colonna sonora del film “Dick Tracy”, nel quale Madonna compare anche come attrice. Non credo che il film sia da considerare “memorabile”, certamente l’album è interessante, specialmente per quanto riguarda i singoli, come “Hanky Panky” e “Something to Remember”. Ma il mio brano preferito è “Vogue”, che mi è sempre piaciuto moltissimo e che ho inserito al 5° posto della mia speciale classifica delle mie canzoni preferite di Madonna.
A “Vogue” ho anche dedicato questo articolo all’interno della mia rubrica “Saturday Pop”.

#9 George Michael: “Listen Without Prejudice Vol. 1”

Innanzitutto è strano che questo album sia intitolato “Vol. 1”, ma non sia mai stato pubblicato un “Vol. 2”. A dire il vero il “Vol. 2” era stato pianificato per il giugno 1991, ma poi la sua pubblicazione venne annullata per motivi mai chiariti. In questo album George cambia radicalmente direzione rispetto al precedente “Faith”: nuovo look (basta giubbetto in pelle, occhiali scuri e jeans), una maggiore sobrietà (almeno sul palco, dato che nei video promozionali lui non compare), e canzoni più tranquille e melodiche, tra cui “Praying for Time” e “Freedom! ’90”.

#8 A-ha: “East of the Sun, West of the Moon”

4° album dei miei amici norvegesi che abbandonano, almeno in parte, sintetizatori e strumenti elettronici per dedicarsi a suoni più caldi ed acustici. Il titolo deriva da una favola norvegese (“Østenfor sol og vestenfor måne”) che potete leggere cliccando qui, a patto di conoscere bene la lingua norvegese. Tra le canzoni incluse cito i singoli “Early Morning” e “I Call Your Name”, ma specialmente “Crying in the Rain” (bellissima), originariamente incisa nel 1962 dagli Everly Brothers.

#7 Claudio Baglioni: “Oltre”

Un “concept album” che segue la storia di Cucaio, nome ispirato dal modo in cui Baglioni pronunciava il proprio nome da bambino. Un album cha avuto una genesi molto lunga e contorta, ma l’attesa non è stata vana: si tratta di un disco pieno di piccole gemme come “Dagli il via”, “Vivi”, “Noi no” (la mia preferita) e “Dov’è dov’è”, ed il cui tour ha avuto un successo spropositato.

#6 Enigma: “MCMXC a.D.”

Un “concept album” a mio avviso stupendo, dove i temi legati a religione, peccato e sessualità si incrociano in modo mirabile, anche grazie alla inclusione di canti gregoriani, musica elettronica, la voce di Maria Callas, ed effetti speciali mirabili, con pioggia e tamburi, e poi flauti, violini… Bellissimo. Uscì anche in formato VHS (Video cassetta) dato che ogni brano era accompagnato da un video molto originale.
Il genio dietro questo capolavoro è Michael Cretu, musicista rumeno, che si fa accompagnare nelle parti vocali dalla moglie Sandra, molto nota negli anni ’80 per diverse canzoni di successo, tra le quali la famosa “Maria Magdalena”.
“Sadeness” (chiaro riferimento al Marchese de Sade), “Mea Culpa” (ispirato al “Kyrie eleison”), “Principles of Lust” (si parla di lussuria), “The Rivers of Belief” (Libro della Rivelazione 8:1 “Quando l’Agnello aprirà il settimo sigillo, il silenzio contemplerà il cielo”), “Callas Went Away” (tributo alla grande cantante lirica). Un album di una bellezza unica.

#5 Jesus Loves You: “The Martyr Mantras”

Si tratta di un progetto musicale di Boy George, pubblicato dalla casa discografica da lui fondata, la “More Protein”. E’ un album caratterizzato da musica “house” (che all’inizio degli anni ’90 sta spopolando in tutta Europa), tracce acustiche e temi legati all’amore, alla malinconia ed alla religione. Adorabile “After the Love” (la mia preferita, dedicata ad un amore finito), ma molto bella anche “Generations of Love” (dove George affrontata l’ingiustizia sociale con un messaggio di speranza e amore), e poi “Bow Down Mister” (canzone dedicata agli Hare Krishna, che Boy George ringrazia per averlo aiutato a ritrovare se stesso e fatto uscire dalla dipendenza dall’eroina). L’album “The Martyr Mantras” non riscosse grande successo commerciale, ma la sua pubblicazione sottotraccia lascia intuire che non fossero le classifiche il vero obiettivo di Boy George: voleva fare un disco che piacesse innanzitutto a lui, con testi personali, e con una musica poco commerciale ma molto alternativa, che si allontanava dal pop, per abbracciare house e dance. Ne parlai in questo articolo.

#4 Black Box: “Dreamland”

Si tratta del più bell’album in stile “italian house” mai pubblicato. Il trio Daniele Davoli / Mirko Limoni / Valerio Semplici (sono loro i “Black Box”) adottano alla perfezione l’arte del campionamento e producono brani che scalano letteralmente le classifiche internazionali, basti pensare che il singolo “Ride on Time” raggiunge addirittura il 1° posto della classifica inglese. In tema di musica house ha fatto letteralmente la storia della musica. Ero in discoteca con Chiara quando la sentii per la prima volta, e fu un momento di esaltazione assoluta. Indimenticabile. Altri singoli di successo furono “I Don’t Know Anybody Else” e “Everybody Everybody”.

#3 The Beloved: “Happiness”

Il mio amico Zax, una domenica pomeriggio, mi disse: “Devi smetterla di ascoltare la tua solita musica di merda. Ecco un nuovo gruppo che fa per te”. E mi fece ascoltare i Beloved.
Zax aveva visto giusto. Ho adorato i Beloved sin dall’inizio, grazie alla loro musica – definita “ambient house” – che unisce la nuova “house” con lo stile “lounge” che darà vita ad un filone infinito di pubblicazioni, basti pensare alle compilation “Buddha Bar” che vennero pubblicate per molti anni (ben 18 pubblicazioni) e di cui i Beloved furono i capostipiti ed ispiratori, grazie al brano “The Sun Rising”. Ma “Happiness” contiene molto altro: arrangiamenti elettronici, dance e trance music, con molti singoli che entrarono in classifica, come “Hello”, “Your Love Takes Me Higher” (fu questo il brano che mi face ascoltare Zax), il lento “Time After Time” e “Scarlet Beautiful”, una canzone che adoro. Il cantante dei Beloved, Jon Marsh, è sempre stato molto comunicativo con i fans, ed ancora oggi – dopo tanti anni – mi tengo in contatto con lui anche a livello personale. Anni fa (ne parlai in questo articolo) mi spedì personalmente a casa numerosi dischi del tutto introvabili in commercio.

Come accadde parlando degli album del 1986, anche per il 1990 metto due album al 1° posto a pari merito, perché giudico entrambi non solo dei capolavori assoluti, ma anche album che sono stati fondamentali per la mia crescita personale.
Ormai lo sapete: la musica rappresenta per me un aspetto che non esito a definire “vitale”. E mentre ci sono dischi – moltissimi – che mi piacciono e riascolto sempre volentieri, ce ne sono alcuni che diventano un tatuaggio per la mia pelle e per la mia anima. Dischi che mi ispirano, mi confortano, mi sorreggono, mi danno energia. Che mi fanno ballare, cantare, ridere, piangere.
“Behaviour” e “Violator” sono proprio due dischi che amo con tutto me stesso.

#1 Pet Shop Boys: “Behaviour”

Un album dove l’orchestra, con violini ed arpeggi, si mescola con tastiere e sintetizzatori in un risultato davvero mirabile. Testi introspettivi e malinconici, dove emergono ricordi e sentimenti, che si fondono con lo spettacolo della natura visto attraverso la finestra del nostro cuore. Rimasi affascinato dal primo singolo – “So Hard” – molto elettronico, che tratta il tema della incomprensione. Ma l’album è musicalmente assai differente: “Being Boring”, capolavoro assoluto della lunghissima carriera discografica dei PSB, ripercorre i ricordi di Tennant, in una canzone autobiografica e struggente. E poi “Jealousy” (che parla ovviamente di gelosia), “This Must Be the Place I Waited Years to Leave” (la voglia di crescere e scappare), “How Can You Expect to Be Taken Seriously?” (ipocrisia), ed anche un pizzico di riferimenti storici nella sinfonica “My October Symphony”.
Un album molto più maturo ed intimistico rispetto ai precedenti, che mi è entrato nel cuore e che viene valutato dalla critica come uno dei migliori album degli anni ’90.
Un album che è diventato un tatuaggio permanente nella mia anima.

#1 Depeche Mode: “Violator”

Un album iconico per la storia della musica, che consente ai DM di diventare delle stelle assolute a livello mondiale, grazie a brani famosissimi e di una bellezza unica. Anche a livello visuale – copertine e video musicali – l’intero progetto rende “Violator” davvero indimenticabile.
Io rimasi folgorato sin dal primo singolo, “Personal Jesus”: dal ritmo inconfondibile e con un video – diretto dal mio regista preferito, Anton Corbijn – accattivante, già capisco che i Depeche Mode stanno per fare il botto.
Ed infatti ecco che subito dopo viene pubblicata “Enjoy the Silence”, che io pongo tra le prime 3 canzoni più belle di sempre. Difficile spiegare in poche righe le emozioni che la canzone – unitamente al suo video, le sue copertine ed suoi remix – hanno sempre saputo generare dentro di me ad ogni ascolto. Ho provato a parlarne in questo articolo.
Ma poi “Policy of Truth”, elettronica e dal sound cupo, e “World in My Eyes”, che dal vivo è diventata un tributo a Andy Fletcher, il tastierista scomparso l’anno scorso. Anche per questa canzone ho dedicato un articolo, questo.
Ma che dire poi della copertina di “Violator”?
La copertina più bella di sempre, disegnata anch’essa da Anton Corbijn ed ispirata a “Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry.
Talmente bella che me la sono tatuata.
Un album che è diventato un tatuaggio permanente sulla mia pelle.

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27 risposte a D&D – Domenica e Dischi. I miei album preferiti del 1990

  1. Raffa ha detto:

    “Un tatuaggio permanente nella mia anima”. Una frase splendida, che rende benissimo l’idea. Buona domenica!

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  2. Enri1968 ha detto:

    Caspita! Tu l’hai fatto un tatuaggio con un simbolo musicale, avrei voluto farlo pure con gli Einstürzende Neubauten e il loro pittogramma, poi gli anni avanzano ma chissà…

    Bel articolo. In cima i D. Mode eh si.

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  3. Vittorio ha detto:

    Concordo sui depreche mode. Il resto della classifica un po’ meno

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  4. Sui Depecche giassai ampiamente come la penso. Chapeau.
    Ho poi il cofanetto di Oltre. A me piace moltissimo anche Acqua dalla Luna.

    (Peccato che Chiara si sia lasciata condizionare)

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  5. cicciodicastri ha detto:

    Nel ’90 comprai un lettore dvd, e contemporaneamente frequentavo una ragazza che lavorava per “Messaggerie musicali”, quindi in quell’anno recuperai un po’ di cd appena stampati di dischi degli anni precedenti. Solo dopo qualche anno recuperai, ad esempio, Violator, un capolavoro di disco.

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  6. Paola Bortolani ha detto:

    Violator l’aveva scelto mio figlio. Aveva 10 anni, e nel tempo non ha smentito la sua passione

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  7. gaberricci ha detto:

    Sono morto sulla favola norvegese 🤣. Comunque, mi chiedo come sia possibile che il pop degli anni Novanta sia passato da George Michael (commerciale, ma “competente”) ai Backstreet Boys.
    Mi hai incuriosito moltissimo con gli Enigma.
    “Violator” bomba senza senso, ma… hai mai sentito la versione di Personale Jesus di Johnny Cash?

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  8. Neogrigio ha detto:

    Scarsino questo 1990 direi, certo, a parte Violator che è un capolavoro ma che pongo ad un gradino più basso rispetto a songs of faith and devotion. Io non ho memoria storica, ero ancora piccolo, ma te ne butto giù due, I primi che mi vengono in mente: El diablo dei Litfiba e la sposa occidentale di Battisti… Se non mi sbaglio con le date…

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